Siccità in Sicilia, a rischio le coltivazioni

Siccità in Sicilia, a rischio le coltivazioni

In questi ultimi giorni non si è potuto non notare un inaspettato aumento delle temperature nel periodo che tipicamente è il più freddo dell’anno.
Se da un lato può apparire piacevole, questo clima mite di febbraio sta in realtà recando diversi danni gravi all’agricoltura. Anche in Sicilia gli effetti del surriscaldamento globale si stanno abbattendo sugli ecosistemi, in particolare sulle coltivazioni che necessitano di cicli climatici ben precisi.

Coldiretti Sicilia ha sottolineato l’emergenza negli scorsi giorni attraverso un comunicato in cui è stato anche inserito un elenco delle coltivazioni a rischio. Al momento risultano problematiche le colture di grano, fave, ortaggi e non ultime, le tipicissime lenticchie di Ustica che rischiano quest’anno di non maturare a causa della commistione tra vento e siccità che tartassano l’isoletta. Nel comunicato della Coldiretti si legge anche una preoccupazione per il territorio del ragusano: «nella zona del ragusano, l’erba è secca e si temono speculazioni sul prezzo del fieno. In tutta la Sicilia i problemi maggiori riguardano il grano e altri seminativi che hanno bisogno di concime. Le fave, in alcune parti dell’isola, sono fiorite con anticipo e hanno bisogno di irrigazioni. La tensione è altissima perché per il grano bisognerebbe avviare la concimazione ma in assenza di acqua non è possibile».

Il presidente della Confagricoltura regionale Ettore Pottino ha scritto una lettera all’assessore Edy Bandiera. In una nota si legge: la mancanza di piogge accompagnata da temperature molto al di sopra delle medie stagionali, per non dire estive, sta producendo ritardi e fallanze a carico delle produzioni cerealicole e anticipi di fioritura per quelle arboree con notevoli rischi in caso di riabbassamento delle temperature o gelate. Si tratta di un fenomeno abbastanza inconsueto, non solo per l’agricoltura siciliana, al punto che non sembrano esserci spazi per l’applicazione, in caso di mancato reddito, delle disposizioni previste dal Fondo di Solidarietà Nazionale.

Diverse altre associazioni e confederazioni hanno espresso la loro preoccupazione sul tema. C’è chi afferma che a causa del cambiamento climatico entro il 2050 si stimano picchi di cali produttivi del 50% per le coltivazioni con semina asciutta (cereali per esempio) nel sud dell’Europa. La Confederazione produttori agricoli COPAGRI diffonde una nota in cui si legge: «l’agricoltura, nel prossimo futuro, rischia secondo recenti dati di perdere tra il 20% e il 60% della produzione, con particolare riferimento a coltivazioni quali cavolfiori, broccoli, sedani e finocchi, tra le prime a pagare il conto del climate change. Anche l’apicoltura è sempre più esposta alle bizze del clima e sconta una grande debolezza verso alcune delle peggiori calamità naturali provenienti dall’estero, la cui introduzione e diffusione è favorita proprio dai cambiamenti climatici»

 

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