L’India e la lotta dei contadini contro la riforma agraria

L’India e la lotta dei contadini contro la riforma agraria
Continua la lotta dei contadini indiani contro la riforma agraria. Dopo 21 giorni di proteste, la Corte Suprema propone la mediazione.

 

Contro la riforma agraria 

A partire dal 28 novembre, migliaia di agricoltori indiani hanno protestato in tutto il paese contro l’ingiusta riforma agraria. La riforma favorirebbe i grandi gruppi monopolistici a danno dei piccoli contadini. Settimane di fuoco all’interno del paese: tantissimi gli scontri e le proteste contro la nuova legislazione. In antitesi al governo presieduto del premier Modi, i contadini provenienti dal Punjab – il cuore della comunità indiana dei sikh – si sono scontrati con la polizia a 200 km da New Delhi. Secondo il giornale online «AsiaNews», i manifestanti sono arrivati con camion, autobus e trattori dagli Stati di Haryana, Uttar Pradesh e Punjab.
La risposta della polizia non è tardata ad arrivare: cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e cariche con l’obbiettivo di bloccare il corteo di massa nei tre punti di accesso alla metropoli.
La determinazione dei contadini non ha permesso di bloccare il corteo verso la Capitale. Dopo due ore di scontri, le Forze dell’ordine hanno liberato la strada permettendo ai manifestanti di proseguire. Nei giorni successivi al primo assedio, i manifestanti si sono rifiutati di protestare nelle zone prestabilite dalle autorità, bloccando le autostrade e issando barricate contro la polizia.
 

La legislazione

Da più di due mesi, in India, si stanno svolgendo manifestazioni e proteste contro le tre leggi di liberalizzazione. La nuova legislazione cambierebbe completamente il modo in cui i prodotti agricoli verrebbero coltivati ​​e venduti, causando un impatto economico su circa 800 milioni di persone che dipendono direttamente o indirettamente dall’agricoltura per il proprio sostentamento. Questi progetti di legge, approvati lo scorso settembre, sono: il disegno di legge per il commercio e quello per il commercio di prodotti agricoli, l’accordo per l’assicurazione dei prezzi e la legge sui servizi agricoli degli agricoltori. Le leggi, introducendo la liberalizzazione dei mercati agricoli, favorirebbero le multinazionali a danno del mercato tradizionale e di milioni di piccoli agricoltori.
Secondo la India Brand Equity Foundation, il 58% della popolazione indiana dipende dal lavoro agricolo e dalla vendita dei prodotti. Questo settore potrebbe essere colpito definitivamente dalle leggi nazionali, in un periodo in cui la società indiana è colpita dalla crisi economica e sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19. I grossi gruppi monopolistici potranno imporre i prezzi e dettare legge su questo settore importantissimo per l’economia di tutto il paese. La legge, inoltre, prevede anche l’abolizione dei cosiddetti ”Mandi”, i mercati gestiti direttamente dallo Stato – in cui i contadini vendono i loro prodotti in cambio di un prezzo minimo garantito. La più grande preoccupazione degli agricoltori è quella di essere schiacciati definitivamente dalle corporation e dalle multinazionali dell’agroalimentare.
 

Il governo fa marcia indietro

Dopo 21 giorni di proteste continue, scontri e blocchi delle arterie principali della metropoli indiana, la Corte Suprema ha deciso di intraprendere la strada della mediazione.
Ogni volta che le masse scendono in strada per difendere i propri diritti, le autorità statali sono costrette a correre ai ripari, fare marcia indietro e trovare un accordo tra le parti.
La Corte Suprema indiana, in un incontro con il Vice Procuratore Generale dello Stato, Tishar Metha, ha proposto al governo un tavolo tecnico di mediazione con i rappresentanti delle organizzazioni contadine indiane e gli esponenti del governo.
Ma i manifestanti non ci stanno e pretendono che le leggi vengano ritirate subito. I contadini hanno girato le spalle a tutte le offerte del governo e non torneranno nei campi fino a quando non otterranno i loro diritti.

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