La Lega Nord in Sicilia: una famiglia in crisi

La Lega Nord in Sicilia: una famiglia in crisi

Anche se i negozi di arredamento sono chiusi ormai da tempo, all’ARS non si è mai smesso di parlare di poltrone. Negli ultimi mesi – nel pieno del marasma causato dall’emergenza sanitaria, economica e sociale – ha continuato ad aleggiare tra le sale della Regione lo spettro del rimpasto di governo. A seguito della gloriosa entrata in scena della Lega nel Parlamento siciliano, Musumeci sembrava pronto a convolare a nozze con il neo-nato gruppo, accogliendolo nella giunta regionale. Invece, gli sviluppi più recenti ci dicono che, prima di pensare a un’ulteriore unione, la famiglia leghista avrebbe dovuto guardarsi bene da dissidi interni. I divorzi sono sempre difficili da gestire, e neanche la pandemia sembra essere riuscita a tenere a bada i giochi di potere del trasformismo politico.

Una famiglia infelice

Quando ci si lascia, lo sfogo è terapeutico. «Parla solo il milanese. E tutti gli altri devono stare zitti…» afferma Giovanni Bulla, uno dei quattro membri del gruppo leghista che due giorni fa ha deciso di dire au revoir a un ambiente, evidentemente, un po’ malsano. A prescindere dalla favoletta del “nuovo partito” che raccontano ai vicini, in casa Lega gli interessi continuano a  essere diretti e indirizzati da Milano. Più precisamente, da Busto Arsizio, comune di origine di Stefano Candiani – «il milanese» al comando della sezione siciliana. Questi, nel 2018 è stato nominato da Matteo Salvini come “commissario” per la Sicilia e da allora dirige le azioni del partito sul territorio. Anche cambiando nome, la Lega continua a dimostrarsi Nord.

Ma Bulla non sembra essere l’unico a voler tornare sui suoi passi. In discussione è anche la tenuta di un altro membro del gruppo leghista, Marianna Caronia, molto corteggiata dagli autonomisti. La Lega sembra essere allo sfascio, rischiando di dimezzare la sua presenza in Parlamento a pochi mesi dalla nascita. Nulla di nuovo in realtà. Tutto ciò rispecchia perfettamente le vecchie logiche del cambia bandiera politico.

Matrimoni combinati e la dote della sposa

A seguito dei recenti sviluppi, Musumeci sembra volersi tirare indietro, ma con cautela. La proposta di matrimonio era d’altronde stata fatta alla presenza del pater familias Matteo Salvini, e non può certo rimangiarsela. In causa si sentono chiamati poi anche tutti gli altri membri della grande famiglia dell’ARS. Chi si blinda alle poltrone, chi reclama spazio a gran voce, chi viene ritenuto sacrificabile. Insomma, i giochi di potere non sono cosa da poco e la tensione sembra essere alta.

Date le novità, la questione potrebbe concludersi con l’assegnazione del trono vacante dei Beni Culturali al gruppo leghista. E pace alle aspirazioni altrui. La scelta risulterebbe tra l’altro macabramente ironica, se pensiamo che l’ultimo leghista che ha provato a parlare di cultura è stato Luca Zaia, citando in una conferenza i versi di tale Eracleonte da Gela, poeta mai esistito frutto dell’invenzione di un appassionato di storia antica. Insomma, il Cielo ce ne scampi. Nell’incertezza, si è deciso di rinviare il vertice di maggioranza – previsto per ieri – tra Musumeci e i partiti di giunta in cui si sarebbe dovuta prendere una decisione proprio sul rimpasto di assessori. Vedremo se per qualcuno ci sarà un lieto fine.

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