Zone Rosse siciliane abbandonate dallo Stato. Parla un residente.

Zone Rosse siciliane abbandonate dallo Stato. Parla un residente.
I comuni siciliani di Salemi, Villafrati, Agira e Troina, per quaranta giorni, sono stati Zone Rosse. Il Governo nazionale, però, non ha preso in considerazione queste aree rispetto alle misure di sostegno economico previste dal decreto Rilancio. Le misure, infatti, sono indirizzate esclusivamente a comuni del nord Italia (ne abbiamo parlato qui).

Abbiamo intervistato Nicola Mezzapelle, cittadino di Salemi e membro dell’associazione Terravutata, per capire meglio come gli abitanti delle ex Zone Rosse hanno vissuto il periodo di restrizioni e se la notizia dell’esclusione dal decreto Rilancio ha creato malumori.

 

Quali sono state le differenze nelle restrizioni rispetto alle aree in cui non si è istituita la zona rossa? Com’è cambiata la vita della comunità?

In sostanza, da quando hanno vietato a livello nazionale lo spostamento da un comune all’altro, le restrizioni in zona rossa consistevano in maggiori divieti riguardanti l’accesso e l’ allontanamento dal territorio comunale.

In particolare sono stati istituiti tre varchi con posto di blocco che erano gli unici punti dai quali si poteva entrare e uscire dalla città per necessità quali salute, alcuni tipi di lavoro e spostamenti riguardanti la filiera agroalimentare.

La comunità ha sofferto molto questo triste primato e molte persone hanno vissuto un disagio economico non indifferente. I diversi momenti di tensione, reale o sui social, di cittadini esasperati e con la necessità di portare qualcosa a tavola, non erano solo sfoghi. Si sono registrati disagi anche presso alcuni servizi postali o legati a corrieri.

Nota positiva, invece, è stata l’enorme macchina della solidarietà che ha coinvolto, a tutti i livelli, moltissime associazioni, la protezione civile, la Caritas, gruppi e singoli cittadini. C’è stata molta unità e uno spontaneo aiuto reciproco tra le persone che mi auguro ci abbia migliorati tutti e possa servire da insegnamento in futuro, per allontanare eventuali egoismi in contesti di “normalità”.

Con Terravutata, il gruppo di cui faccio parte, abbiamo organizzato una raccolta fondi interna. Insieme ai “gettoni” di presenza, fino a quel momento percepiti dai nostri due Consiglieri comunali, abbiamo dato vita ai buoni per l’acquisto di Pane e Tumazzo, che sono stati un aiuto concreto per famiglie che ne avevano bisogno. Utili per i panifici e i caseifici, ma anche un gesto simbolico per stimolare e invogliare quante più persone e gruppi a essere solidali.

 

Quali erano le attività economiche e produttive principali della vostra comunità prima della pandemia? In generale, il tessuto economico locale in che misura è stato danneggiato?

Le attività maggiori del tessuto produttivo sono quelle legate al circuito agroalimentare. Questo settore ha subito forti disagi. Da un lato, perché bisognava raggiungere uno dei 3 varchi per uscire dalla zona rossa spesso con lenti mezzi pesanti; dall’altro, perché molte persone che lavoravano alla giornata nelle aziende hanno ricevuto meno offerta di lavoro. In generale, è diminuita la domanda di alcuni prodotti, come per esempio il vino, e la risicata offerta di altri prodotti di consumo.

Anche i commercianti al dettaglio e le attività artigianali hanno subito notevoli perdite dovute alla chiusura obbligata o alla riduzione della domanda; in un momento di insicurezza la tendenza è al risparmio. Chi lavorava alla giornata o in nero ha sicuramente provato un altrettanto importante disagio economico. I buoni spesa comunali, del Governo nazionale e tutti gli aiuti che sono arrivati dai privati hanno, per quanto possibile, tamponato il disagio.

Un esempio fra tutti – per spiegare la situazione di difficoltà che abbiamo attraversato – riguarda un furgone pieno di pane, sfornato da un panificio salemitano, pronto per essere consegnato a Castelvetrano e Mazara Del Vallo. Il furgone, uno dei primi giorni del blocco, è stato costretto a ritornare indietro, con la conseguente perdita del prodotto.

Persino l’ Unicredit ha chiuso la filiale in pieno periodo di zona rossa, causando gravissimi disagi alla comunità.

Insomma, le difficoltà ci sono state, ma in quell’ottica di aiuto reciproco, anche a Salemi c’è stata una riscoperta forte del consumo locale e a Km0. Spero continui a esserci, nell’interesse di tutti, anche in futuro.

 

Con le misure disposte per la Fase 2, ci sono prospettive di una ripartenza fattiva?

Il governo nazionale e quello regionale, a oggi, non hanno distribuito i fondi stanziati. Ciò non agevola un ristoro immediato alla già provata situazione economica del Comune. Credo comunque che, al di là degli aiuti statali, sia arrivato il momento di rinsaldare la nostra comunità e progettare il futuro attraverso una duplice azione di innovazione digitale e promozione delle identità locali (alimentari, artigianali, culturali etc.). In modo più pratico ci vuole l’aiuto di tutte le persone singole o delle associazioni che possono dare una prospettiva economica diversa. Mi riferisco a un’ economia circolare e non verticale! Bisogna realmente fare squadra e non pensare all’individualismo sfrenato!

 

Credi che la Regione abbia gestito bene l’emergenza? Soprattutto in merito alle zone rosse, credi che l’attenzione mostrata dal governo regionale sia sta all’altezza?

Credo che anzitutto in Sicilia siamo stati molto fortunati, perché il focolaio di partenza non è esploso da noi e perché una serie di condizioni – tra cui l’aver conosciuto in anticipo l’avanzata del virus – ci ha protetti; almeno per la prima ondata di contagi.

I ritardi sulla cassa integrazione in deroga, noti a tutti, hanno creato non pochi problemi alle famiglie. Anche in zona rossa, poi, siamo stati vittime dei ritardi sull’esito dei tamponi. Gravissimo è stato il caso di tre malati oncologici che avevano dovuto sospendere in via preventiva le cure e insieme ad altri cittadini hanno atteso l’esito del tampone per oltre due settimane. Tale problematica si sarebbe potuta risolvere facilmente anche con una singola firma o con un singolo provvedimento dell’assessorato regionale per autorizzare queste visite specialistiche. Ma così non è stato.

Ho visto, soprattutto nelle prime fasi, il nostro Sindaco impegnato nel risolvere tante questioni difficili, derivanti dalle restrizioni della zona rossa. Per esempio nel caso dell’interpretazione dell’ordinanza regionale sulla possibilità di uscita dal territorio comunale per allevatori e agricoltori, nonché delle merci delle aziende salemitane. In alcuni casi, la Regione non è stata lungimirante, essendoci voluti gli amministratori locali per far emergere i disagi che la zona rossa stava vivendo.

Di contro, non posso che essere contento del fatto che la Regione abbia destinato 2 milioni di euro per le zone rosse. Ancora bisogna capire quando e come si potranno spendere queste somme, ma appare un segno di interesse e supporto. Stessa attenzione non si è notata da parte del Governo centrale che, di notte, con una errata corrige ha annullato gli aiuti per le zone rosse siciliane, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di questi fondi.

 

A metà maggio i sindaci delle ex zone rosse hanno mandato una lettera a Conte in cui chiedevano come mai ci fosse stata una differenza di trattamento tra le zone rosse siciliane e quelle lombarde. Cosa ne pensi tu a riguardo? Quale credi sia l’opinione degli abitanti di Salemi in merito? Si ha la percezione di essere abbandonati dallo Stato?

Come già accennato nella domanda precedente, la rabbia è stata tanta per questa improvvisa virata da parte del Governo nazionale. I Sindaci delle zone rosse stanno insistendo sulla necessità di questi aiuti e mi auguro che il Governo ritorni sui suoi passi, rimettendo al Parlamento la possibilità di includere le zone rosse siciliane tra quelle ricettive di fondi statali. Perché è chiaro che ci si sente abbandonati se lo Stato non ci porge le dovute attenzioni.

 

Cosa pensi sia veramente necessario per fare ripartire il comune di Salemi?

Questa è una domanda troppo di ampia portata. Farò solo alcune considerazioni; meriterebbe una risposta lunga quanto un’intervista intera.

Anzitutto, come detto, visti i danni generati dall’istituzione della Zona Rossa, il Governo deve aiutarci e non escluderci.

Poi, abbiamo bisogno di grande lungimiranza da parte di chi ricopre cariche istituzionali. Bisogna trovare ogni giorno la forza di non fermarsi all’ordinario, ma immaginare un futuro sostenibile. Serve uno sforzo anche da parte di chi gestisce aziende. Per dirne una: il contadino di oggi deve entrare nell’ottica che la zappa e lo smartphone ormai sono inscindibili e, come molti già fanno, la vendita diretta del prodotto finito può essere una grande svolta.

Proprio qualche giorno fa, in consiglio comunale, col gruppo Terravutata, abbiamo ribadito l’importanza della promozione e attuazione del “Mercato del contadino”. Sarebbe un momento di vendita diretta dal produttore al consumatore che, oltre a elevare il benessere in termini di salute, perché siamo quello che mangiamo, promuove il patrimonio enogastronomico del territorio e tiene in vita le tradizioni contadine della nostra terra. Questo potrebbe essere abbinato a una piattaforma digitale per rendere il “Mercato del contadino” un’esperienza di acquisto e vendita, non solo confinata al commercio di presenza.

Anche il turismo è un settore che può coinvolgere una cittadina così bella, ricca di storia e in grado di offrire esperienze uniche. Bisogna, anche in questo settore, che tutti – istituzioni e privati – trovino il coraggio di rendere disponibile un’offerta maggiore per il turista che spesso è carente. Bisogna trovare il coraggio di investire per offrire dei servizi, digitali e reali. Così, la domanda arriverà.

Concludo dicendo che è il momento storico per concentrarsi sui bisogni e le necessità e non sulle paure o sulla rabbia. Paura e rabbia sono conseguenze di un mancato intervento della politica. La politica non dovrebbe alimentare né rabbia né paura. Ahimè, però, alcuni ne fanno una questione basilare. Questo è quello che con il gruppo Terravutata cerchiamo di contrastare giorno per giorno.

 

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