Lavoratori del call center Qè occupano il comune di Paternò.

Lavoratori del call center Qè occupano il comune di Paternò.

Da una settimana vivono in occupazione presso la sede del consiglio comunale di Paternò: sono più di duecento ex lavoratori della azienda Qè che ha chiuso i battenti circa un anno fa. E il 6 dicembre scadono gli ammortizzatori sociali per questi ex dipendenti.
Una storia lunga e tortuosa fatta di cattiva imprenditoria, disinvestimento produttivo, committenti senza scrupoli e centinaia di famiglie sul lastrico: la vicenda del call center Qè di Paternò (provincia di Catania) mescola tutti questi ingredienti che da mesi danno vita ad un amarissimo piatto da digerire per centinaia di lavoratori siciliani.
Erano circa seicento gli impiegati di questo call center; i committenti principali erano Enel e l’azienda Telescom appaltatrice per i servizi Inps e Inail. Fino a circa un anno e mezzo fa l’azienda pareva godere di ottima salute: poi a primavera 2016 inizia l’incubo per dipendenti stabili e precari. Prima la dirigenza convince i sindacati ad accettare contratti di solidarietà per evitare il licenziamento di 233 persone; poi, dopo mesi in cui gli stipendi non venivano erogati, a settembre scorso, arriva la lettera con cui l’amministratore delegato annuncia la “cessazione dell’intera attività”. La Qè chiude, così, i battenti nel giro di pochissime settimane adducendo come motivazione ufficiale gli eccessivi ribassi che, voluti dai committenti, rendevano improduttiva l’attività svolta presso l’azienda. Circa seicento persone trovano, dunque, una mattina i cancelli chiusi e iniziano un percorso fatto di incontri e tavoli istituzionali, grandi annunci sui giornali, interrogazioni parlamentari. Spiragli che si aprivano per venire crudelmente chiusi poco dopo quando praticamente ogni promessa di riassorbimento del personale licenziato attraverso l’arrivo di nuove aziende si rivelava illusoria.
Si arriva così ai giorni nostri. Dopo un’assemblea tenutasi tra gli oltre duecento ex impiegati a tempo indeterminato parte la protesta che culmina nell’occupazione dei locali comunali di Paternò, tutt’ora in corso. Il tempo stringe, il prossimo 6 dicembre scadranno gli ammortizzatori sociali: urgenza che ha portato gli occupanti, in queste ore, a rifiutare ogni proposta del prefetto di Catania di avvio di un tavolo a condizione che venga liberata l’aula consiliare.
In questi stessi giorni – come fosse uno scherzo del destino – si diffonde sui media la notizia che all’ex amministratore di Qè S.r.l., Argentiero, viene sequestrato un patrimonio di circa un milione di euro per evasione fiscale.
Gli occupanti continuano a dichiararsi fermi nella posizione intransigente. “Non ce ne andiamo fin quando non verrà trovata una soluzione!”, dicono. La loro battaglia non sarà semplice: troppe volte negli anni abbiamo visto territori “sedotti e abbandonati” da avventurieri imprenditori che arrivano in Sicilia, e dopo avere promesso e spremuto, abbandonano senza troppe complicazione né tanto meno responsabilità. Purtroppo a farne la spesa sono sempre i lavoratori, condannati a vedere sparire improvvisamente e per meri calcoli dall’alto le loro speranze di un salario continuativo nel tempo.
Speriamo vivamente la loro lotta possa vincere!

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