Basta abusi sui nostri territori. Cronache dalla Sicilia e dalla Sardegna

Basta abusi sui nostri territori. Cronache dalla Sicilia e dalla Sardegna
Dal 3 al 27 maggio si svolgerà in Sardegna l’esercitazione militare “Mare Aperto 2022”. Si tratta di una delle maggiori esercitazioni fra quelle che si svolgono in Europa e che interessa i poligoni sardi; quest’anno è previsto l’utilizzo di 65 navi da guerra e 4000 soldati in tutto il Mediterraneo.

Come la Sicilia, anche la Sardegna subisce da anni un processo di militarizzazione che produce devastazione e morte.

Come in Sardegna, in Sicilia ci si interroga sulle ragioni del furore che acceca la coscienza delle Forze Armate: i luoghi più belli dell’isola trasformati in tragiche icone della Guerra e della Morte. Dopo il MUOStro nella Riserva Naturale di Niscemi, i cannoneggiamenti a Punta Bianca (Agrigento), le esercitazioni nel bosco di Piazza Armerina, il potenziamento infrastrutturale di Punta Izzo ad Augusta e le selve di antenne e i funghi di acciaio sorti a Lampedusa e Pantelleria, nuovi potenti impianti radar rischiano di sfregiare irrimediabilmente l’isola di Favignana (Egadi) e Portopalo di Capo Passero (Siracusa).

Oggi, nel giorno della manifestazione a Teulada che ha visto la partecipazione di migliaia di attivisti e e semplici cittadini, abbiamo intervistato il gruppo Sardinnia Aresti e l’attivista No war, Antonio Mazzeo, per raccogliere la testimonianze di chi da anni lotta a difesa dei propri territori.

 

Perché Mare Aperto 2022, quest’anno, è un’operazione diversa

Che non si trattasse di “un’esercitazione come tante altre”, come si poteva ingenuamente pensare, ci è voluto poco a capirlo. Qualche giorno dopo l’inizio dell’operazione, nel sud dell’isola i movimenti di mezzi militari avevano di gran lunga superato ciò che ormai percepiamo come consueto.

Se con gli occhi e con le orecchie non era difficile scorgere gli aerei da guerra nel cielo, per le strade non era difficile incontrare lunghi convogli militari. Ci si è resi conto fin da subito che l’esercitazione si stava svolgendo anche al di fuori dei poligoni, come ad esempio il 9 maggio nella spiaggia di Gonnesa. Dopo pochi giorni l’Esercito ha scoperto le carte.

Con un’ordinanza a “decorrenza immediata” 17 aree nel sud Sardegna sono state interdette al transito, alla pesca e alla balneazione, per essere riservate all’utilizzo bellico. Poetto, Costa Rei, Sant’Antioco, Chia, Sarroch, Nora: queste alcune delle aree interessate.

Dal porto di Cagliari, utilizzato come centro di smistamento navale, tra venerdì 13 e sabato 14 sono transitate più di dieci imbarcazioni di grosso calibro.

L’opposizione non è mancata

Merita più di un ragionamento il fatto che la regione più militarizzata d’Europa, con più di 23.000 kmq a terra e mare sottoponibili a servitù militare, abbia dovuto subire un ulteriore sottrazione di territorio pubblico per favorire i giochi di guerra. Il motivo ovviamente non è stato spiegato, e forse lo scopriremo solo successivamente, magari attraverso i danni che MareAperto si lascerà dietro.

Contro questa ennesima provocazione, nel pomeriggio di sabato 14 un centinaio di manifestanti si sono radunati davanti alla Rinascente, di fronte al porto di Cagliari, per un presidio contro l’occupazione militare e la guerra. Dietro uno striscione che recitava “la guerra parte da qui, fermiamola”, il gruppo si è mosso nel centro cittadino, sfilando tra i tavolini strapieni di turisti, per poi giungere sotto il Comando Militare con un messaggio chiaro: “andatevene via!”. La mattina seguente un altro presidio si è radunato al molo Ichnusa, davanti a una nave da guerra difesa dai reparti antisommossa

Oggi, domenica 22 maggio, si è svolta una grossa manifestazione fuori dalle reti del poligono di Teulada, con partenza da Sant’Anna Arresi alle ore 12, organizzata da Sardinnia Aresti insieme ad altri gruppi antimilitaristi sardi, come il noto A Foras che negli anni ha portato avanti le battaglie contro la presenza militare in Sardegna. Le reti sono state tagliate e i manifestanti hanno occupato la base.

 

Perché avete scelto proprio il poligono di Teulada?

Questo è uno dei poligoni più importanti d’Europa, al centro di un ciclone mediatico e giudiziario. Il 6 maggio il Tribunale di Cagliari ha infatti avviato un processo a quattro capi maggiori dell’Esercito accusati di “devastazione ambientale” all’interno del poligono, con le famiglie delle vittime residenti attorno alla base che si sono costituite parte civile.

Il processo che si è concluso a Lanusei l’autunno scorso dovrebbe insegnarci che lo Stato si processa e si assolve, in un teatrino democratico fatto di vergogna e prevedibilità (a titolo di cronaca il processo è finito in un nulla di fatto). Proprio per questo, ora più che mai importante mobilitarsi contro l’occupazione militare, in qualsiasi modo possibile, in città e in is biddas.

 

La risposta delle Istituzioni

Nella giornata di lotta del 20 maggio, dopo le proteste svoltesi in città, alcuni militanti e attivisti hanno sanzionato la sede del Comando Militare.

«Un gesto di violenza vile e odioso che offende l’intera Sardegna». Con queste parole il Presidente della Regione Christian Solinas ha espresso la propria condanna.

Sembra essere questa l’idea di difesa dei propri territori che è ormai sulla bocca di tutti i politici, destra o sinistra che sia. Non importa che la Sardegna sia la regione con la presenza più alta di basi militari; non importa se da circa un mese l’operazione Mare Aperto abbia completamente invaso il territorio sardo, di fatto occupandolo, e togliendo spazi di socialità, condivisione, agli abitanti; non importa se la Sardegna è da considerarsi oggi una base militare di fatto. Per alcuni, chi offende la Sardegna rimane chi la difende.

 

Basta abusi sui nostri territori

Per quasi 70 anni abbiamo mal sopportato la presenza militare, abbiamo lottato contro quelle reti e quelle divise, ci siamo scontrati con chi voleva fermarci, alcuni di noi sono stati inquisiti e processati per aver alzato la testa.
Dobbiamo fare i conti con la dura realtà: se non lottiamo, la nostra terra ci verrà sottratta pezzo per pezzo. Impedire che questo accada è compito nostro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *