Turchia: Erdoğan nomina il nuovo rettore, esplode la rivolta studentesca

Turchia: Erdoğan nomina il nuovo rettore, esplode la rivolta studentesca
Da più di 30 giorni, studenti e professori lottano in Turchia contro la nomina di Melih Bulu come rettore dell’Università del Bosforo. Si sono anche registrati scontri tra manifestanti e forze dell’ordine.

 

La nomina di Erdoğan

La scintilla si è accesa quando Melih Bulu è stato nominato rettore tramite un decreto presidenziale emesso il primo gennaio dal capo dello Stato.

Bulu non appartiene alla comunità accademica di Boğaziçi e non è stato eletto durante le elezioni accademiche. Inoltre, il nuovo rettore è uno storico esponente dell’Akp, il partito conservatore turco.

In qualità di presidente, Erdoğan ha il diritto di nominare rettori universitari, ma gli studenti non ci stanno. Questa decisione, infatti, non solo comprometterebbe l’intera università a causa degli interessi filo-governativi del nuovo rettore, ma non tiene conto del diritto degli studenti e di tutto l’ateneo di poter scegliere.

E così gli universitari hanno deciso di scendere in piazza. In questi giorni hanno organizzato sit-in e cortei in tutta la Turchia.

 

«Non abbasseremo gli occhi»

A causa delle forti proteste, il primo febbraio la polizia, in assetto antisommossa, è entrata nel campus dell’Università del Bosforo a Istanbul e in una retata ha arrestato 250 studenti. Oltre agli arresti sono stati sequestrati anche quadri, striscioni e bandiere come prove schiaccianti dei reati commessi. Gli universitari che continuavano a intonare cori e slogan opponendosi alla retata venivano caricati con violenza e arrestati.

Dopo la dura repressione, la risposta degli studenti non è mancata. Nella giornata di mercoledì, in migliaia sono scesi in piazza e hanno attraversato le strade della capitale. Anche qui si sono registrati scontri con la polizia.

Ma la protesta si è diffusa in altre 38 città e – a oggi – ammontano a più di 500 gli studenti arrestati.

«Questo è solo l’inizio, continuiamo a combattere» – dicono i manifestanti.

La rivolta del 2013 contro il governo di Erdoğan – che aveva visto esplodere la rabbia di tutta la società turca – ha solo acceso una miccia. Le piazze di questi giorni dimostrano che quella fase non è ancora finita, che gli studenti e la popolazione non si sono ancora arresi a Erdoğan.
Nonostante l’arroganza delle istituzioni, la repressione, i continui attacchi alle libertà e ai diritti, si scende ancora in piazza.

«Adesso non stiamo lottando per il nostro futuro, questa è una guerra tra luce e oscurità e vinceremo».

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