Pino Apprendi: «battersi affinché i detenuti scontino la pena nella località di residenza»

Pino Apprendi: «battersi affinché i detenuti scontino la pena nella località di residenza»
Pino Apprendi, nel corso della diretta tenutasi venerdì 29 dicembre sulla pagina Facebook di Antudo.info, ha sottolineato le difficoltà dell’essere detenuti fuori dalla propria regione e l’importanza di battersi per garantire questo diritto fondamentale.

Uno degli aspetti di cui poco si parla riguardo la vita in carcere è la condizione di chi si ritrova a scontare la pena lontano dalla propria località di residenza. A prescindere dall’emergenza sanitaria, la lontananza dalla propria terra è una grave violazione dei diritti dei detenuti.

Non solo, ma è una condizione che colpisce anche i familiari, costretti a vivere una situazione emotivamente ed economicamente ancora più difficile. Già avere un parente detenuto in una città diversa da quella di residenza comporta oneri enormi che diventano insormontabili se il detenuto si trova fuori dalla regione.

Durante l’attuale pandemia, la paura del contagio amplifica queste criticità. Nel caso in cui i detenuti risultino positivi, vivranno la malattia lontani dalla famiglia, col rischio di non poter più tornare ad abbracciare i propri cari.

 

Le parole di Pino Apprendi

«È un argomento importante. Noi come Antigone Sicilia stiamo cercando di far sì che i detenuti possano stare nella propria regione, preferibilmente nella loro città – a meno che non ci siano motivi ostativi grandi. Bisogna pensare agli affetti familiari. Non è che oltre al detenuto, può pagare suo figlio, sua madre, la moglie e via dicendo. Non è possibile questo, dobbiamo cercare di evitarlo. Soprattutto perché mette in condizione la famiglia di essere dissanguata economicamente.
Mi è capitato un caso in cui una signora ha avuto il marito trasferito all’improvviso ad Agrigento. Arrivata lì con la macchina, la bambina stava malissimo perché, a quanto pare, soffriva molto di mal d’auto. Questo è un esempio banale per esprimere le difficoltà che ha la famiglia a incontrare il detenuto, a portargli degli abiti, a portare del cibo. Questa è tra le battaglie che stiamo portando avanti a livello nazionale. Un altro esempio che vi riporto è quello di un detenuto fuori regione che è stato contagiato. Aveva il Covid ma non riusciva a comunicare con l’esterno la sua malattia. Poi la moglie, siciliana, mi ha chiamato e io dalla Sicilia ho messo in moto il meccanismo del garante regionale. Gli è stata salvata la vita. Questo argomento è molto molto importante, se ne sta occupando direttamente il Garante dei detenuti nazionale».

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