«Istituire garante dei detenuti per Palermo». Intervista a Pino Apprendi

«Istituire garante dei detenuti per Palermo». Intervista a Pino Apprendi
Intervista a Pino Apprendi, Presidente di Antigone Sicilia e membro del comitato “Esistono i Diritti”, sulla necessità di istituire un garante dei detenuti per l’area del palermitano.

Qualche giorno fa è arrivata la notizia di un nuovo focolaio all’interno della casa circondariale Pagliarelli di Palermo. Sembrano essere 48 i detenuti attualmente positivi al Covid-19. Che il virus sarebbe arrivato anche dentro le carceri lo si temeva da tempo, e già alcuni casi in Sicilia erano stati registrati nei mesi scorsi.

Gli istituti penitenziari siciliani sono 23; per tutti c’è un’unica figura di riferimento: il garante dei detenuti siciliani Giovanni Fiandaca (lo abbiamo sentito qui) che si fa carico di monitorare le condizioni detentive e di raccogliere le istanze dei detenuti. Il comitato Esistono i Diritti crede che un solo garante non sia sufficiente e sostiene che sia necessario nominarne uno che operi esclusivamente nell’area di Palermo. Abbiamo intervistato Pino Apprendi, membro del comitato e Presidente di Antigone Sicilia, per saperne di più.

 

Un garante per Palermo

Da oltre un anno il comitato Esistono i Diritti si è intestato la battaglia per istituire nella città metropolitana di Palermo il garante dei detenuti. Questo alla luce del fatto che nella città insistono tre carceri: la casa circondariale di Pagliarelli, il carcere dell’Ucciardone, il carcere minorile di Malaspina; si aggiunge, compreso nell’area metropolitana, l’istituto di Termini Imerese. Sono quattro realtà molto importanti. Il Pagliarelli da solo conta 1100 detenuti; l’Ucciardone quasi 500; una ventina di ragazzi si trovano al carcere minorile; un centinaio nell’istituto di Termini Imerese. Riteniamo sia necessario istituire questa figura e, per questo, sollecitiamo il consiglio comunale di Palermo affinché approvi un regolamento che consenta di nominare un garante che possa interloquire con i detenuti nell’arco del mese o, sicuramente, visitare almeno una volta al mese tutte e quattro le carceri.

 

Un garante regionale non basta

[Quanto detto sopra è] una cosa quasi impossibile da fare per il garante regionale, conoscendo il territorio siciliano e le difficoltà che ci sono negli spostamenti. Se il garante deve andare da Palermo a Ragusa, a Siracusa o a Catania piuttosto che ad Agrigento, non basta nemmeno una giornata per gli spostamenti. Riteniamo che istituire i garanti in quelle comunità di cittadini dove c’è un carcere possa essere d’aiuto al lavoro importante che già fa il garante regionale.

 

La detenzione durante il Covid

Questo anche alla luce di quanto succede tutti i giorni. Da quando c’è il Covid i colloqui non si effettuano più con regolarità come prima, viene meno il supporto delle associazioni di volontariato, viene meno la didattica a distanza (questo per fortuna non in tutte le carceri). Manca, insomma, un collante tra l’interno e l’esterno. La vita in carcere di un detenuto è già molto complicata, non avere persone con le quali interloquire la rende drammatica. Non avere con chi parlare, a chi chiedere qualcosa, significa per esempio non poter richiedere una medicina urgente (che arriva quasi sempre in ritardo), non poter comunicare il proprio disagio psichico. Questo lo diciamo anche per agevolare, per certi aspetti, il rapporto che c’è tra il detenuto e la polizia penitenziaria. Perché queste tensioni che si accumulano probabilmente poi vanno a scaricare nel contatto giornaliero fra detenuto e agente. Avere un’interfaccia che si occupa del detenuto può servire sicuramente a migliorare le condizioni generali in carcere, quindi per noi è importante la figura del garante. È un lavoro indispensabile.

 

Un ritardo ingiustificato

Il comitato Esistono i Diritti l’anno scorso ha messo su un’iniziativa davanti all’Ucciardone in cui tutti erano vestiti da Babbo Natale, sperando di poter portare ai detenuti la bella notizia dell’istituzione del garante. Ma è passato già un anno e questo consiglio comunale – per una serie di problemi  che spero e credo non siano legati alla cattiva volontà dei singoli – non ha ancora comunicato il regolamento. Noi esercitiamo la nostra pressione pacifica tramite il comitato, che al suo interno peraltro ha ben quattordici consiglieri comunali tra maggioranza e opposizione. Quindi è veramente ingiustificato questo ritardo nell’approvazione del regolamento.

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