Cosa accade in Catalogna? Un sintomo di un problema spagnolo ed europeo. Di Andrea Geniola

Il 27 ottobre scorso il Parlament de Catalunya votava la dichiarazione d’indipendenza. Lo faceva rendendo effettivo il risultato del referendum non riconosciuto dell’1 ottobre in cui dei 3.032.424 voti emessi (56,75%) solo ne furono scrutinati 2.286.217 (43,03%) a causa del sequestro da parte delle forze dell’ordine dei restanti 746.207. Dei voti scrutinati 2.044.038 (90,18%) sono stati a favore dell’instaurazione di una repubblica catalana indipendente. Tale fatto apre ovviamente la strada a una nuova fase della questione catalana, la cui declinazione più recente è necessario ripercorrere brevemente per capire come siamo arrivati fino alla situazione attuale. La questione andrebbe osservata a partire dalla dialettica tra spagnolismo e catalanismo piuttosto che come conflitto tra Spagna e Catalogna. Cpn questi intendiamo i paradigmi immaginativi di fondo che assegnano rispettivamente a Spagna e Catalogna il rango di comunità politiche e culturali dotate di diritti collettivi e istanze di sovranità. Lo spagnolismo ha come discrimine la difesa dell’esistenza di uno stato-nazione spagnolo. Il catalanismo ha tradizionalmente individuato nella costruzione di uno Stato liberale lo spazio attraverso il quale articolare la plurinazionalità della Spagna e superare quell’instabilità che aveva contraddistinto la Spagna ottocentesca e che poi ne avrebbe determinato anche gran parte del novecento.

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