Punti nascita: torna in scena il teatrino della politica

Punti nascita: torna in scena il teatrino della politica
A seguito della drammatica vicenda che ha coinvolto la donna di Mistretta, conclusasi con la morte del neonato, ci tocca pure assistere a un vergognoso battibecco tra Razza e il Deputato regionale De Luca. Un infruttuoso scambio di battute volto a puntarsi il dito contro a vicenda, solo per scaricarsi di dosso le rispettive responsabilità.

Perchè il PN di Sant’Agata di Militello è ancora chiuso?

Al centro della discussione le ragioni che avrebbero portato alla chiusura del presidio ospedaliero di Sant’Agata di Militello. Se questo fosse stato aperto, infatti, si sarebbe potuta evitare la tragedia.

Ad aprile del 2021, il deputato pentastellato Francesco D’Uva aveva chiesto una relazione dettagliata al Ministero della Salute sullo stato dell’arte del punto nascite di Sant’Agata di Militello. Questo, aveva ottenuto in risposta un documento che evidenzia, nero su bianco, come la deroga per mantenere il centro operativo non sia mai stata presentata da parte dell’Assessorato Regionale della Sanità. Tutto ciò, nonostante il parere del Comitato Percorso Nascita Nazionale (CPN) si fosse espresso positivamente, dando la possibilità al presidio di Sant’Agata di Militello di proseguire le attività.

Deroga sì o deroga no?

Per ben 4 anni il Cpn nazionale ha chiesto alla Regione delucidazioni per poter confermare il parere positivo alla deroga. Documenti che, secondo il Ministero, non sono mai stati corrisposti. Fino al 2019, quando la Regione Siciliana risponde evidenziando criticità e disallineamenti del centro rispetto agli standard previsti: incompletezza dell’organico; assenza di due sale parto e di una sala operatoria dedicata h24 per i cesarei d’emergenza; assenza di alcuni requisiti tecnologici.

Ricordiamo, infatti, che la discutibile Legge Balduzzi (n.189/2012) – mai messa in discussione dai governi successivi all’esecutivo Monti – prevede che vengano dismessi i punti nascita con meno di 500 parti annui, criterio al quale si può derogare con interventi specifici nell’ambito delle cosiddette «zone disagiate», ovvero tutti quei luoghi che per distanza o conformazione del territorio sono difficili da raggiungere. In cui, quindi, anche laddove non si raggiungessero il numero di parti necessari per il mantenimento del presidio, è possibile avviare un procedimento di apertura per garantire il diritto alla salute in luoghi in cui risulta difficile raggiungere altri ospedali (come nel caso di Pantelleria, Lipari e Sant’Agata di Militello).

Nel caso dei comuni nebroidei, infatti, dopo la chiusura del punto nascita di Mistretta, quello di Sant’Agata di Militello era stato individuato come centro di riferimento del versante occidentale della provincia messinese, ovvero quella considerata maggiormente “disagiata” per la carenza di collegamenti veloci con l’ospedale di Patti.

A novembre del 2019, arriva, così, l’approvazione del quadro di spesa e l’indizione della gara per l’affidamento dei lavori di ristrutturazione del reparto di ostetricia e ginecologia del presidio. Ma il 20 agosto di quest’anno l’ASP ha comunicato l’annullamento della gara d’appalto per «la mancanza di una precisa determinazione in merito al mantenimento del punto nascita da parte delle competenti istituzioni regionali e nazionali».

Insomma, un milione di euro di fatto mai speso – soldi che potevano potenziare un punto nascite utile per un intero territorio. Ma senza la richiesta di mantenimento in deroga da parte della Regione e l’approvazione del Ministero della Salute, il punto nascita di Sant’Agata di Militello non viene così ritenuto “necessario”.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra

Ed è per questo che il deputato Ars pentastellato Antonio De Luca è partito all’attacco contro Musumeci e Razza; provocando la celere reazione dell’assessore delfino di Musumeci. Il primo dice che è colpa della Regione, il secondo che è del governo nazionale.

Ma la verità è che le responsabilità stanno sia a Palermo che a Roma. Se è vero che i piani di riorganizzazione della sanità (con la riduzione dei presidi ospedalieri) portano la firma dell’assessore, è altrettanto vero che la forza politica a cui De Luca appartiene, da quando è al governo non ha mosso un dito per cancellare la infame legge Balduzzi, nè per destinare più risorse alla sanità pubblica.

Di sicuro entrambi hanno perso l’occasione per stare zitti e concentrarsi su ciò che servirebbe ai territori siciliani per evitare che si verifichino altre tragedie.

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