Elezioni in Scozia e Galles: l’indipendenza vince ancora

Elezioni in Scozia e Galles: l’indipendenza vince ancora
Giovedì 6 maggio si sono tenute in Scozia e Galles le tanto attese elezioni parlamentari.

In Galles i Labour ottengono il miglior risultato di sempre, ottenendo metà dei 60 seggi. Il partito indipendentista, il Plaid Cymru, raggiunge 13 seggi, uno in più rispetto alla scorsa tornata. In Scozia, invece, per la quarta volta consecutiva, vince lo Scottish National Party (SNP) conquistando 64 seggi (due in più rispetto al 2016) e – grazie al grande risultato del Green Party, che conquista 8 seggi – la “coalizione indipendentista” raggiunge la maggioranza assoluta.

I risultati

Uno dei principali partiti che hanno concorso alle elezioni scozzesi è il Partito Nazionale Scozzese (SNP), guidato dal primo ministro Nicola Sturgeon, che raggiunge 1.291.204 voti (47.7%) e 64 seggi, conquistando l’1.2% dei voti in più rispetto alle elezioni del 2016 e 1 seggio in più.

C’è poi il Partito Conservatore (Conservative), guidato da Douglas Ross, che si aggiudica come secondo partito con 592.518 voti (21.9%) e 31 seggi, perdendo così lo 0,1% dei voti e mantenendo gli stessi seggi delle scorse elezioni.

Infine, i Laburisti (Labour), guidati da Anas Sarwar, si fermano a 584.392 voti (21.6%) e 22 seggi, perdendo l’1% dei voti e 2 seggi. Grande risultato per i Verdi (Green) che conquistano 1.3% dei voti e 8 seggi, migliorando dello 0.7% rispetto al 2016.

Nessuna notizia, invece, del Partito Alba, fondato dall’ex Primo Ministro e leader dell’SNP Alex Salmond che non ottiene nessun seggio. Stessa sorte per Reform UK. La maggioranza assoluta è di 65 seggi e – tenendo conto che i Verdi sono pro-indipendenza – è ufficiale che a governare in Scozia sarà una maggioranza indipendentista.

 

Ma se in Scozia la coalizione indipendentista conquista così il Parlamento, in Galles, invece, il governo resta in mano ai Labour. Questi ultimi raggiungono il 39.9% dei voti (+5.2% rispetto al 2016) e 30 seggi; il secondo partito rimane anche stavolta il partito conservatore (Conservative) con il 26.1% (+5%) e 16 seggi. Il partito indipendentista Plaid Cymru si aggiudica come terzo partito con 20.3% dei voti e – nonostante perda lo 0.2% dei voti rispetto al 2016 – si aggiudica un seggio in più, conquistandone 13.

Risultati storici

Al di là di quello che dicono i media nazionali italiani – che si dividono tra quelli che minimizzano il risultato dell’SNP e quelli che enfatizzano il risultato di Boris Jonhson – queste elezioni sono un risultato storico. I Conservatori, che governano saldamente lo UK, in questi due parlamenti sono una minoranza.

La volontà di proporre il secondo – e si spera ultimo e definitivo – referendum per l’indipendenza scozzese sembra, adesso, ufficialmente consolidata.
La Sturgeon ha, infatti, affermato: «nel Parlamento scozzese c’è senza alcun dubbio una maggioranza pro-indipendenza: semplicemente, non c’è alcuna giustificazione democratica per Boris Johnson o per chiunque altro per tentare di bloccare il diritto del popolo scozzese di decidere il proprio avvenire. A qualsiasi politico a Westminster che voglia mettersi di traverso, dico due cose. Primo, non andate allo scontro con l’SNP, ma con i desideri democratici del popolo scozzese. Secondo, non ci riuscirete. Il solo che possa decidere il futuro della Scozia è il popolo scozzese e nessun politico di Westminster può o deve mettersi in mezzo».

Stato centrale vs indipendenza dei territori

Boris Jonhson ha affermato che «un referendum nel contesto attuale sia irresponsabile e sconsiderato», ufficializzando la volontà di volersi opporre in tutti i modi alla volontà del popolo scozzese.

È evidente, allora, come oramai l’indipendenza per Scozia e Galles è l’unica strada da seguire per non continuare a sottostare ai giochi di potere di Londra. Soprattutto perché liberarsene è ciò che scozzesi e gallesi vogliono, e lo hanno dimostrato.

Ovunque lo scontro si configura sempre più così: da una parte lo Stato centralista, dall’altra l’indipendenza dei territori. E noi sappiamo da che parte stare.

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