Francia, continuano proteste e scontri contro la Sécurité Globale

Francia, continuano proteste e scontri contro la Sécurité Globale
Non si arrestano le proteste contro le violenze della polizia francese. Migliaia i manifestanti in piazza contro l’approvazione della nuova legge sulla sicurezza.

 

Tout le monde déteste la police

Continuano le proteste contro gli abusi e le violenze della polizia. Da settimane il paese è teatro di scontri e di fiamme. Dopo le rivolte in USA e in Sud America, le proteste contro «les violences policières» hanno raggiunto anche la Francia. La scintilla è scoppiata dopo il pestaggio del produttore di black music Michel Zecler, picchiato da quattro poliziotti poco più di una settimana fa. Tre agenti di polizia sono coinvolti direttamente nell’aggressione di Zecler; il quarto per aver gettato una granata di gas lacrimogeni all’interno dello studio.
Non si tratta soltanto di abusi di potere da parte della polizia. Infatti, da qualche settimana è stata approvata in Parlamento la nuova legge sulla sicurezza che, in attesa dell’approvazione del Senato, proibirebbe di filmare in qualsiasi modo l’operato della polizia. A contribuire al clima di tensione nel paese anche il prefetto di Parigi, Didier Lallement. Il rappresentante del governo a livello locale ha ordinato lo sgombero di un accampamento migranti a Place de la Republique. I parigini pretendono da giorni le sue dimissioni immediate. Migliaia i francesi in piazza contro gli organi di repressione statali. «Tutti detestano la polizia»; «la polizia mutila, la polizia assassina» – questi gli slogan dei manifestanti.


 

La risposta del popolo

Dopo le manifestazioni delle scorse settimane e l’incendio della Banca centrale francese, i parigini sono tornati in strada. Continua la «révolte générale» contro lo Stato di polizia che mutila, uccide e stigmatizza. Si alzano ancora una volta le barricate. Incendi e colonne di fumo che fanno da sfondo durante le cariche della polizia. Scenari di una rivolta che, scoppiata a Parigi, si è propagata presto in tutta la Francia.
Novanta le città in cui si sono svolte le manifestazioni. Ieri, nella città parigina, oltre 20.000 persone si sono date appuntamento alla Porte des Lilas. Arrivati a Place de la Republique, il conflitto tra i manifestanti e la polizia è durato diverse ore. I manifestanti hanno tenuto testa e risposto con forza ai lanci di granate GLI-F4, che hanno però ferito e mutilato diverse persone. Più di sessanta persone arrestate e diversi feriti. Scontri anche a Nantes, Lione e Digione dove, anche qui, si contano diversi feriti e arrestati tra i manifestanti.

«È una legge che fa parte di una catena di vincoli liberticidi» – afferma un manifestante al giornale francese Le Monde. «Se non possiamo filmare o fotografare, chi ci proteggerà dalla violenza della polizia?» – aggiunge un altro cittadino francese.

 
L’Articolo 24

L’articolo numero 24 della proposta di legge sulla «sicurezza globale» prevede che sia considerato reato la pubblicazione di immagini di poliziotti in servizio con lo scopo di danneggiare la loro integrità fisica o psicologica. Chi registra e scatta è riconosciuto colpevole, rischiando fino a un anno di carcere e il pagamento di una somma di 45 mila euro. I manifestanti pretendono che l’articolo sia cancellato. La nuova legge impedirebbe definitivamente di denunciare gli abusi di potere e le brutalità commesse dalla polizia.
Condannati dal popolo anche gli articoli 21 e 22 della nuova legge che disciplinerebbero l’uso di droni e telecamere pedonali da parte delle forze dell’ordine. Un collettivo di giornalisti ha protestato anche per il ritiro del nuovo «schema nazionale per il mantenimento dell’ordine». Un provvedimento che, durante le manifestazioni, obbliga i giornalisti a disperdersi quando le forze dell’ordine lo dispongono. Secondo il collettivo, il disegno di legge colpisce direttamente la libertà di stampa e di informazione.
 

Controllare e reprimere

«Una barricata improvvisata dagli insorti sbarrava la strada alle truppe mandate a reprimere la rivolta».

In un momento storico segnato da una delle più grandi crisi di tutti i tempi, gli organi statali continuano a reprimere. La violenza degli organi repressivi dello Stato non si placa. Lo Stato ha la necessità di controllare e mantenere l’ordine anche in questa fase.
Durante le rivolte del movimento Black Lives Matter negli Stati Uniti, la popolazione chiedeva il definanziamento dei distretti di polizia. Gli scontri, le fiamme e i continui assalti alle stazioni di polizia avevano costretto le autorità politiche a prendere decisioni nette. Definanziare i distretti di polizia significò limitare la cultura della punizione e porre un freno all’azione repressiva dello Stato.
Che possa essere questa una delle rivendicazioni francesi – e non solo. Il definanziamento e il declassamento progressivo delle forze dell’ordine, ottenuto attraverso l’organizzazione della lotta e il protagonismo del popolo, per trasformare radicalmente la società.

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