Palermo e quel dissesto che non vuole riconoscere neanche il governo nazionale

Palermo e quel dissesto che non vuole riconoscere neanche il governo nazionale
La vicenda dissesto del comune di Palermo entra sempre più nel vivo e assume connotati a tratti ridicoli. A Palermo e Roma c’è ancora chi pensa di prendere in giro gli abitanti del capoluogo siciliano.

A Roma non vogliono il dissesto

Il sindaco Leoluca Orlando lo ha detto a chiare lettere: a Roma non vogliono il dissesto. Di fatto, questa è da sempre la volontà del governo nazionale. Da quando, almeno, è stato introdotto con il governo Monti l’istituto del pre-dissesto. Da quel momento, invece di migliorare, la situazione è peggiorata: il combinato della crisi economica, la maggiore difficoltà di riscossione dei tributi, la riduzione dei trasferimenti dallo Stato e dalla Regione ai Comuni e l’endemico malgoverno, hanno ridotto i bilanci degli enti locali in brandelli.

In questi anni a chi prima, a chi dopo, è stato chiesto di approvare dei Piani di Riequilibrio lacrime e sangue basati sulla vendita dei servizi pubblici locali, sulla dismissione del patrimonio pubblico, sulla riduzione dei servizi sociali e sulla riduzione delle spese per il personale.

 

Sempre la stessa storia

Ai limiti del comico, poi, è la previsione della giunta palermitana di riscossione coattiva del 75% dei tributi locali. Lo spettacolo a cui i cittadini palermitani stanno assistendo è una triste replica di quanto già avvenuto in altri comuni dell’Isola e, in generale, del Meridione. Senza alcuna ragionevole previsione di successo, vengono messe in piedi previsioni di entrata che hanno l’unico obbiettivo di evitare il marchio d’infamia del dissesto all’amministrazione che lo dichiara.

Questo però si traduce in anni di galleggiamento sul debito che aggravano sempre di più la situazione finanziaria dell’ente. D’altronde, la stessa alternativa tra dissesto e pre-dissesto è mal posta. Di fatto, i due esiti hanno conseguenze paragonabili, sebbene il dissesto inchiodi quantomeno gli amministratori alle loro responsabilità e consenta transazioni con i creditori che dimezzano il peso dei debiti fuori bilancio.

 

A pagare sono sempre i siciliani

Nelle condizioni date non c’è soluzione. Ai cittadini verrà impresso un lungo periodo di sacrifici senza che ci siano delle reali possibilità di tornare a un regime ordinario di amministrazione. L’esperienza ci dice che la misura di maggiore risparmio per i comuni in pre-dissesto è stata la riduzione delle spese per il personale. Grandi città hanno visto, nel giro di 10 anni, dimezzare il proprio personale, con il risultato di una vera e propria desertificazione dei nostri comuni.

Così, mentre sempre più giovani abbandonano le città siciliane per emigrare e mentre i comuni lamentano la difficoltà di approntare i progetti del PNRR per carenza di tecnici, la soluzione più facile è risultata, ad oggi, tagliare sul lavoro.

Insomma, i partiti nazionali e i loro porta bandiera locali, continuano a giocare con la nostra pelle, pur di non mollare la poltrona, pur di non ammettere il fallimento e andare a casa.

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