Addio alle armi. Evoluzioni del ruolo della violenza nel movimento indipendentista basco. Di Adriano Cirulli

 

Il 20 ottobre del 2011, dopo 53 anni dalla sua fondazione, l’orga- nizzazione armata indipendentista basca Eta (Euskadi ta Askatasu- na/Paesi baschi e Libertà) ha dichiarato la fine di tutte le sue attività armate. Con questa dichiarazione si è aperto un nuovo scenario, in cui sembra possibile superare definitivamente tutte le forme di vio- lenza che hanno caratterizzato il conflitto tra nazionalismo basco e Stati spagnolo e, seppur in minore misura, francese.

L’uso della violenza per fini politici è stato uno degli elementi caratterizzanti dell’izquierda abertzale (sinistra patriottica), il com- plesso e variegato movimento indipendentista basco che si è ag- glutinato attorno all’Eta dagli anni del regime franchista e che si è riprodotto, e trasformato, anche nei decenni successivi. L’izquierda abertzale è il frutto della creazione dell’organizzazione armata e della formazione di una rete di solidarietà, legittimazione e consen- so nei suoi confronti durante l’opposizione al franchismo. Da ciò deriva la centralità simbolica di Eta nel discorso politico del nazio- nalismo radicale basco. Anche se, data proprio l’eterogeneità della base sociale radicale, sono stati presenti all’interno del movimento indipendentista anche giudizi critici o anche nettamente negativi sulla legittimità etica e/o efficacia politica della violenza politica. Giudizi critici emersi in maniera pubblica ed evidente soprattutto negli ultimi anni.

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