Baracche: dateci i soldi non un commissario

Baracche: dateci i soldi non un commissario

Sulla delicata e complessa questione che riguarda le baracche di Messina e la visita della deputazione nazionale di Forza Italia, tante parole sono state versate ma – passata la polemica su social, giornali e tv locali – sembra essere tornato tutto alla normalità. E a oggi, nonostante tutto il polverone mediatico, non c’è nessuna certezza su quanto avverrà nei prossimi mesi, né i modi e né i tempi di risoluzione di quella che può essere definita senza dubbio un’emergenza.

 

Risolvere l’emergenza per la sopravvivenza

Mentre la Gelmini, la Prestigiacomo e la Siracusano, dopo la visita a Fondo Fucile, sono tornate alla loro vita con il pranzo al Toro Nero, gli abitanti dei quartieri poveri della città sono tornati alla loro normalità. Una normalità caratterizzata da un’emergenza sanitaria, abitativa e sociale. 

Diciamo questo perché crediamo che troppa confusione si è fatta intorno alla parola emergenza. O almeno, chi si è messo in gioco dentro il dibattito pubblico sviluppatosi, ha mostrato scarsa capacità di imporre un punto di vista che desse alla parola emergenza il giusto significato. Chi sta dalla parte dei messinesi che hanno subito e subiscono i processi catastrofici dell’urbanizzazione selvaggia, non può non pretendere che si trovi una soluzione immediata per gli abitanti delle baracche. Non può che chiedere, ma anche immaginare e proporre soluzioni a una situazione che vede la messa in discussione della stessa sopravvivenza delle persone.

 

Il dispositivo dell’eccezione

Altra cosa è l’operazione che alcuni partiti nazionali – sia da destra che da sinistra – stanno cercando di mettere in atto: la dichiarazione dello stato di emergenza e tutto quello che questo dispositivo comporta. Come riporta il sito della protezione civile: «La delibera dello stato di emergenza stanzia l’importo per realizzare i primi interventi. Ulteriori risorse possono essere assegnate, con successiva delibera, a seguito della ricognizione dei fabbisogni realizzata dai Commissari delegati. Nella delibera viene indicata anche l’amministrazione pubblica competente in via ordinaria che subentra nelle attività per superare definitivamente le criticità causate dall’emergenza. Agli interventi per affrontare l’emergenza si provvede con ordinanze in deroga alle disposizioni di legge ma nei limiti e secondo i criteri indicati con la dichiarazione dello stato di emergenza e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico. Le ordinanze sono emanate dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile, se non è diversamente stabilito con la deliberazione dello stato di emergenza. L’attuazione delle ordinanze è curata, in ogni caso, dal Capo del Dipartimento». 

 

Un Commissario per la città?

In sostanza, la dichiarazione del Consiglio dei Ministri dello Stato di Emergenza, permette un commissariamento dell’ente a cui spetta la gestione ordinaria del territorio interessato. In questo caso lo Stato Italiano attraverso il dipartimento di Protezione Civile andrebbe a commissariare la Città di Messina e la Regione Siciliana. In questo modo sarebbe lo Stato a decidere come utilizzare i fondi e come fare rientrare l’emergenza. Lo Stato nomina il commissario, decide quanti soldi servono e come devono essere spesi. Sempre lo Stato decide a chi devono andare gli appalti. Lo stesso Stato che fino a ora ha contribuito a generare questa emergenza.  

 

Fate arrivare i soldi e ce la vediamo noi

Dunque, è l’eventuale legittimità di questo dispositivo autoritario e imposto che bisogna disarticolare e a cui bisogna opporsi. Al territorio di Messina non farebbe mica male ricevere dei soldi dallo Stato, se questi possono servire a far uscire dal degrado decine di famiglie. E a chi, da Roma, è venuto a dire che non vuole mettere bandiere politiche, ma vuole solo agire per il bene di quelle persone, bisognerebbe dire: fate, prima di parlare. Avete già governato e, dunque, portate addosso la responsabilità. Fate, care deputate e deputati. Muovete un po’ di soldi verso la Sicilia, una volta tanto, ma fatelo senza commissariare la città.  Al contrario, se avete veramente interesse, come voi dite, lasciate che sia la comunità interessata ad avere un ruolo centrale nelle scelte da prendere. Lasciate che siano i messinesi a decidere su dove far andare questi soldi, a cosa dare priorità e a cosa darne meno. Se avete veramente interesse, non lasciate che si inneschino le classiche dinamiche che permettono a imprese, tecnici e partiti politici di ingrassare e fare profitti sulle disgrazie della gente. Sia chiaro, questo non vuole essere un appello, ma è più una provocazione. Sappiamo che non possiamo riporre fiducia in chi è venuto a dire siamo noi i vostri salvatori. Sappiamo che questo può avvenire solo attraverso il protagonismo dei messinesi e dei baraccati. Solo un processo di democrazia vera che consenta alle persone di decidere delle sorti del loro territorio e delle loro vite può risolvere l’emergenza a favore di chi fino a ora l’ha subita. La costituzione dei comitati civici potrebbe trovare qui la prima applicazione, diventare strumento di controllo popolare per la risoluzione dell’emergenza e il governo del territorio.

 

Laboratorio Territoriale

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