Insorgiamo al Sud: il 5 novembre tutti in piazza a Napoli

Insorgiamo al Sud: il 5 novembre tutti in piazza a Napoli
Il 5 novembre a Napoli si terrà la manifestazione MO BAST…INSORGIAMO! lanciata dal Movimento di lotta disoccupati 7 novembre e sostenuta dagli attivisti e dalle attiviste anti carcerarie presenti in città. Anche gli sportelli per la difesa dei diritti dei detenuti di Catania, Lentini e Palermo saranno presenti a difesa dei diritti dei detenuti/e e delle loro famiglie.

Il comunicato

Siamo convinti che il 5 possa essere un importante momento di lotta per esprimere a gran voce le violenze che quotidianamente subiscono i nostri territori sempre più impoveriti ed emarginati.
Il carobollette e l’aumento progressivo del costo della vita stanno mettendo in difficoltà migliaia di famiglie.

 

Tra queste ci sono anche i parenti delle persone detenute che quotidianamente si prendono cura dei propri cari e che, oltre alle problematiche legate alle condizioni in cui i propri detenuti versano all’interno delle carceri, devono anche fare fronte all’ulteriore stangata dettata dall’aumento dei prezzi e del costo delle utenze domestiche.

 

Come strumento di solidarietà per le famiglie, la scorsa primavera, è nato a Napoli lo sportello di supporto legale per i familiari ed i cari della persone detenute: una spazio di ascolto e sostegno per parenti che si trovano ad affrontare problemi legati alla detenzione dei propri cari, nonché di messa in discussione della realtà carceraria.

 

Sappiamo, inoltre, che l’aumento del costo della vita, e l’assenza di politiche di sostegno al lavoro e welfare, comportano un incremento della marginalizzazione sociale, del rischio di commissione di reati dettati dallo stato di necessità e, conseguentemente, di un maggior ricorso al carcere, strumento volto al contenimento ed alla repressione della povertà e di problematiche sociali che andrebbero affrontate in tutt’altro modo.

 

Il movimento dei disoccupati e delle disoccupate in questo resta un esempio da seguire: combattere la mancanza di lavoro e la marginalità sociale nei quartieri popolari significa combattere alcuni elementi che fanno del carcere una necessità per l’attuale sistema produttivo e sociale. Per quanto riguarda i detenuti, a distanza di anni, non è cambiato proprio nulla: nelle carceri, sovraffollate e senza servizi adeguati, non sono garantiti nemmeno i più basilari dei diritti dei nostri cari.

 

Nelle carceri siciliane, in particolare, più di un detenuto su tre è ancora in attesa della sentenza definitiva, e vive nel frattempo dietro le sbarre in condizioni che durante il periodo estivo ed invernale diventano estreme.

 

Alle problematiche relative all’assenza di ventilatori (durante l’estate) e di riscaldamento (durante l’inverno) si somma l’assenza di servizi igienici e il grave problema del sovraffollamento che, a due anni di distanza dallo scoppio della pandemia, non è ancora stato affrontato correttamente. Tali problematiche, unitamente alla presenza di strutture spesso fatiscenti e inadeguate ed alla carenza di personale appartenente all’area medica e a quella educativa, sono riscontrabili sull’intero territorio italiano.

 

Se – come spesso si dice – il grado di civiltà di un Paese si misura dalle condizioni delle sue carceri, allora le responsabilità dei Ministeri dello Stato italiano – primo tra tutti quello della Giustizia – sono chiare.

 

Per i nostri detenuti non possiamo più aspettare, abbiamo bisogno di amnistia e indulto come misure pronte ad alleggerire le carceri, affiancate a misure che possano migliorare le condizioni di vita dei nostri cari.

 

Abbiamo bisogno di liberarci della necessità del carcere.

 

Allo stesso modo, scenderemo in piazza per chiedere che vengano rispettati i diritti dei familiari delle persone detenute. Gli stessi che ancora di più sentono il peso dell’aumento dei prezzi e che rischiano di sprofondare per sempre nella povertà più assoluta. Famiglie alle quali in questi mesi sono state negate le già deboli misure di sostegno economico, come ad esempio il Reddito di Cittadinanza: a fronte di un incremento del costo della vita, ad essere aumentati non sono gli strumenti di lotta alla povertà, ma i controlli in relazione alla norma che nega il beneficio del RdC a coloro che hanno avuto condanne definitive negli ultimi dieci anni.

 

Anziché garantire lavoro, servizi e diritti, il governo si occupa di fare la guerra ai poveri e di criminalizzarli.
Ma i veri criminali sono coloro che si schierano a sostegno di un sistema economico e sociale fatto di sfruttamento delle persone e dei territori, di guerre, di discriminazioni, di repressione e di violenze.

 

Per questo e per molto altro, per noi, per tutte e per tutti, il 5 novembre ore 14 in Piazza Garibaldi ‘’Insorgiamo al Sud’’!

 

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