«Senza sicurezza nessuna ripartenza». Striscioni nelle scuole di Palermo

«Senza sicurezza nessuna ripartenza». Striscioni nelle scuole di Palermo
Questa mattina, in diverse scuole palermitane, sono apparsi degli striscioni con scritto «senza sicurezza nessuna ripartenza». Gli studenti e le studentesse lamentano l’incapacità delle istituzioni competenti di organizzare tutto in tempo, garantendo il ritorno alla didattica in presenza in piena sicurezza.

 

Ritorno a scuola: è falsa partenza

«Tornando a scuola, abbiamo trovato classi che non permettono di garantire il metro di distanza previsto; assembramenti all’ingresso e all’uscita dalle scuole; connessione Wi-Fi non funzionante; trasporti pubblici inefficienti, con mezzi che mancano, sono sporchi e al cui interno si crea assembramento. La questione del trasporto sembra non essere stata considerata affatto, eppure è un nodo centrale visto che gli studenti si muovono prevalentemente in autobus o tram» – afferma Ana Ivanus del coordinamento studenti medi – Palermo.

Oggetto di critica è anche la mancanza di interventi strutturali e di messa in sicurezza degli edifici scolastici. Per quasi un anno le scuole sono rimaste chiuse – ma questo lungo periodo pare non essere stato utilizzato per svolgere lavori sulle strutture.


«Le condizioni delle nostre scuole non sono affatto cambiate. I problemi strutturali persistono da anni e in questa situazione d’emergenza mettono in difficoltà gli studenti. Sappiamo bene che per risolvere queste problematiche servono investimenti. Lo chiediamo da anni con presidi, manifestazioni, incontri richiesti alle istituzioni. Siamo stanchi di non essere ascoltati» – continua Ana.

 

«Una petizione da presentare alla Regione

Faranno anche partire una raccolta firme indirizzata alla Regione, allegando un documento con tutte le loro richieste.

“Vogliamo che sia garantino il nostro diritto allo studio, ma anche quello alla salute. Vogliamo un rientro in sicurezza che sia duraturo. A rischio non c’è solo la nostra salute, ma anche quella della nostra famiglia da cui torniamo ogni giorno dopo aver rischiato ripetutamente di prendere il virus” – conclude.

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