Pogliese, De Luca, Orlando: tre sindaci alla deriva

Pogliese, De Luca, Orlando: tre sindaci alla deriva
Il 23 luglio del 2020 il Tribunale di Palermo aveva condannato il sindaco di Catania Salvo Pogliese a 4 anni e 3 mesi per peculato continuato per avere utilizzato in maniera impropria i fondi destinati ai gruppi parlamentari. Il reato si riferisce all’attività di Pogliese come capogruppo del Partito delle Libertà all’Ars nell’ambito di una inchiesta che ha riguardato altri capigruppo dell’Assemblea Regionale.

In seguito a quella condanna Pogliese era stato sospeso dalla carica di Sindaco in ottemperanza alla Legge Severino. Nel dicembre del 2020, poi, in seguito ad una battaglia giudiziaria, Pogliese era riuscito a reinsediarsi nella carica di primo cittadino. Nella giornata di ieri l’ennesima tegola sul capo del politico di centrodestra con una nuova sospensione dalla carica di Sindaco ordinata dalla Prefettura, sempre in ossequio alla Legge Severino.

 

Catania

Un Comune in dissesto finanziario e con alle spalle il recente disastro dell’alluvione e il fallimento delle politiche di gestione dello smaltimento dei rifiuti si ritrova oggi anche senza Sindaco. Così, mentre in città emergono tutti i bisogni popolari insoddisfatti (reddito, casa, lavoro) l’amministrazione pubblica si trova in una vera e propria crisi istituzionale. Se i problemi sono annosi, cioè, la contemporaneità ci parla invece della mancanza degli strumenti per affrontarli e ci dice di un declino indecoroso della rappresentanza politica nella città etnea. La situazione catanese, però, fa il paio con quanto sta accadendo nelle altre due più importanti città della Sicilia.

 

Messina

A Messina il sindaco Cateno De Luca ha per l’ennesima volta rinviato le sue dimissioni. Questa volta (non si conta più il numero) dovrebbero diventare efficaci nel giorno di San Valentino, ma, visto quanto accaduto in precedenza, nessuno scommetterebbe sulla effettiva decadenza del Sindaco nella data del 14 febbraio. La nuova motivazione del rinvio di De Luca (ricordiamo che la precedente era la programmata audizione con Papa Francesco) è la discussione dell’8 febbraio con la Conte dei Conti per rispondere ai rilievi contenuti nella Relazione dell’organo di controllo sul Piano di Riequilibrio del Comune di Messina. A questo proposito De Luca ha mostrato, come suo solito, molto ottimismo, ma le criticità riportate nel documento della Corte dei Conti sono tante e pesanti. Nonostante gli annunci di De Luca, infatti, secondo la Corte la riscossione dei tributi rimane molto contenuta (e, comunque, non in grado di sostenere un Piano di Riequilibrio), i disallineamenti contabili tra le partecipate e il Comune sono allarmanti e le transazioni con i creditori prive di fonti di finanziamento chiare.

 

Palermo

In acque non certo migliori versa l’amministrazione guidata a Palermo da Leoluca Orlando, che si trova alle prese con l’approvazione del Piano di Riequilibrio in un Consiglio Comunale nel quale non ha la maggioranza. Dopo avere ricevuto il parere negativo dello stesso Direttore Generale Basile, Orlando ha potuto godere dei soldi assegnati alle Città Metropolitane con la Legge di Bilancio con i quali aspirerebbe a uscire dalla sindacatura senza il marchio d’infamia della dichiarazione di dissesto finanziario. Dissesto o non dissesto ai palermitani toccherà nei prossimi decenni di pagare il prezzo dei tagli ai trasferimenti e delle amministrazioni incapaci. Il Piano di Riequilibrio, infatti, peserà per oltre 400 milioni di euro nei prossimi 20 anni, ma questo si somma alla rata annuale di 13,2 milioni di euro che ogni anno il Comune paga (per 30 anni a partire dal 2015) a causa del disavanzo generato dal riaccertamento straordinario dei residui e i 20 milioni di rata per 15 anni per il passaggio dalla rilevazione semplificata a quella ordinaria dell’accantonamento al Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità.

 

L’incapacità di un progetto per il futuro

Quello che ne esce è una situazione in Sicilia degradata dal punto di vista dei bilanci pubblici, su cui gravano le responsabilità delle amministrazioni locali e del Governo nazionale, e un futuro di lacrime e sangue per cittadini e servizi pubblici locali. Ciò che, però, è forse più disperante è l’assoluta mancanza di credibilità della rappresentanza politica e dell’attuale generazione di amministratori, impegnata, come è evidente, a sbarcare il lunario ogni giorno, a galleggiare, a preparare le prossime competizioni elettorali per garantirsi ancora una poltrona, ma assolutamente incapace di affrontare i problemi alla radice, ad avere un progetto per il futuro delle città e anche quel minimo di “moralità” senza la quale non è possibile neanche sedersi a discutere.

 

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