Lo Stato italiano processa il movimento antimilitarista sardo

Lo Stato italiano processa il movimento antimilitarista sardo
Ieri si è svolta l’udienza preliminare dell’Operazione Lince che vede imputati 45 militanti del movimento sardo “A foras” e di altri collettivi antimilitaristi per la chiusura delle basi militari in Sardegna.

L’udienza si è conclusa dopo qualche ora ed è stata aggiornata al prossimo 15 aprile alle ore 11. Durante l’udienza, più di 200 militanti del movimento si sono ritrovati fuori dal tribunale di Cagliari per un presidio di solidarietà ai 45 e per manifestare, ancora una volta, il loro no all’occupazione militare della Sardegna.

 

L’operazione Lince

L’operazione Lince è iniziata nel settembre 2015, raccogliendo fatti legati a un periodo molto forte di contestazione alle basi militare e alle esercitazioni. Sono seguiti anni di intercettazioni, pedinamenti, perizie: migliaia e migliaia di euro spesi. 

Le indagini si sono concluse il 18 settembre 2019. Nel registro degli indagati sono finite 45 persone. Vengono contestati violazioni di fogli di via, cortei non autorizzati in città, azioni contro basi militari, ecc. Tutte pratiche di lotta che hanno caratterizzato da sempre il movimento contro le basi militari sardo. Per cinque persone è stata, addirittura, richiesta l’accusa di 270bis (associazione sovversiva con finalità di terrorismo) e – per le stesse – anche la sorveglianza speciale. 

La Sardegna detiene il 60% delle basi militari sul totale nazionale con più di 35.000 ettari di terra destinati a questo. A pagarne le spese sono – come sempre – gli abitanti. Di fronte a questo scempio i sardi non si sono mai tirati indietro. Per questo lo Stato e le sue istituzioni li condannano.

 

L’udienza

A dimostrazione del fatto che si cerca in tutti i modi di ottenere la condanna dei 45 militanti, ieri in aula si sono costituiti parte civile il Ministero dell’Interno e la Presidenza del Consiglio dei Ministri. «Il colpo di coda di Giuseppe Conte ci conferma ancora una volta che la Sardegna non ha amici quando si parla di basi militari» – scrivono nella nota. 

La repressione è un’arma che lo Stato usa per mettere a tacere i movimenti. Ma la presenza di centinaia di persone al presidio fuori dal tribunale dimostra che questa lotta non sarà facile da sgretolare.

Esprimiamo la nostra piena solidarietà a tutte le compagne e i compagni sardi.

FORA!

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