Sindaci e cittadini manifestano contro il mega impianto fotovoltaico negli Iblei

Sindaci e cittadini manifestano contro il mega impianto fotovoltaico negli Iblei
Sabato 19 giugno centinaia di cittadini della Valle degli Iblei si sono dati appuntamento in contrada Bosco di Sopra, a Canicattini Bagni, per protestare contro la realizzazione di un mega impianto di fotovoltaico.

Il progetto interesserebbe la zona di Cavadonna, alle porte di Canicattini Bagni; ma coinvolge anche i comuni limitrofi di Siracusa, Noto, Palazzolo e tutta l’unione della Valle degli Iblei. È per questo che amministratori locali, associazioni ambientaliste, scout e comitati hanno deciso di unirsi per manifestare contro la realizzazione dell’impianto.

 

187.280 pannelli fotovoltaici in 100 ettari

Secondo il progetto della Lindo Srl, presentato per conto di un fondo speculativo inglese, al posto della macchia mediterranea dovrebbero sorgere 187.280 pannelli fotovoltaici posti a terra, oltre a cabine e altre dotazioni. L’impianto, con una potenza nominale di 67,421 MWp, andrebbe costruito su un terreno agricolo di oltre 100 ettari in località Cavadonna, insieme a un cavidotto di collegamento di 10km con 67 cabine inverter sino in contrada Case Sant’Alfio, nei comuni di Canicattini Bagni, Noto e Siracusa.

Il progetto, nonostante le diverse criticità presentate dai comuni interessati tramite atti di Giunta e Consigli comunali, ha ottenuto parere favorevole da parte della Soprintendenza e dalla Regione Siciliana, eludendo di fatto la volontà dei cittadini. La realizzazione metterebbe anche a rischio un ampio terreno all’interno del futuro «Parco Nazionale degli Iblei».

 

Il NO dei cittadini

Gli abitanti del territorio hanno manifestato la loro contrarietà non alla produzione di energia pulita e alternativa per le abitazioni e le imprese, ma alla realizzazione di mega impianti fotovoltaici industriali. Un impianto, questo, che non intacca solo il paesaggio ma anche la biodiversità locale, distruggendo centinaia di terreni agricoli coltivabili in una zona in cui tanti imprenditori locali hanno investito sull’agricoltura e sul turismo.

«Questo è uno dei siti più belli dal punto di vista naturalistico della Sicilia» ha affermato Paolino Uccello, Presidente dell’Ecomuseo degli Iblei, durante la passeggiata. «Nel torrente Cavadonna si trovano delle condutture d’acqua di periodo greco-romano e poi carraie, tombe. Ma soprattutto, dal punto di vista naturalistico la zona conserva la presenza dell’albero di Giuda. Ci sono poi due valloni che si innestano nel torrente dove è presente il castagno – il punto più meridionale in cui si trova quest’albero in Sicilia».

 

Le colpe del governo regionale

La manifestazione, tenutasi sotto forma di passeggiata lungo l’altopiano ibleo, ha avuto come scopo quello di richiedere alla Regione la revoca delle autorizzazioni. «Noi contestiamo complessivamente il progetto di fare diventare la Sicilia un grande hub energetico costellato di specchi che producono un danno al paesaggio, all’agricoltura e alla biodiversità di portata incommensurabile» ha dichiarato l’Assessore del Comune di Siracusa Fabio Granata. «Il governo regionale si fermi, sospenda le autorizzazioni e proceda sulla strada, che si era già individuata, degli impianti diffusi, di dimensioni più piccole – perché sia chiaro che noi siamo favorevoli agli impianti rinnovabili, ma non di queste dimensioni. Musumeci non può voltarsi dall’altra parte. Dica che sospenderà queste autorizzazioni e, se non intende farlo, se ne assuma le sue responsabilità».

Intanto, nella stessa mattinata di sabato, l’Assessore regionale all’Ambiente Totò Cordaro ha affermato che «ci potrebbe essere una nuova valutazione della Cts», la Commissione tecnico specialistica che ha rilasciato il parere ambientale favorevole. Sulle sue parole potrebbe avere ingfluito il parere della sezione Archeologica della Soprintendenza e il blocco per 15 anni della modifica dei luoghi che insiste sull’area a causa di recenti incendi che hanno distrutto parte della vegetazione. I comuni coinvolti stanno ora lavorando a un tavolo tecnico per fare giungere le loro proposte in assessorato. Ai territori, dunque, non resta che lottare per evitare che il nuovo progetto industriale di produzione di energie rinnovabili, che colpisce gli Iblei come centinaia di altri territori in Sicilia, possa vedere la luce.

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