Salvini, Musumeci e il trasformismo contro la Sicilia

Salvini, Musumeci e il trasformismo contro la Sicilia

A Palermo si sono conclusi due giorni intensi e importanti. La visita di Salvini ha confermato un cambio di fase consistente nella giunta Musumeci e – contemporaneamente – ha visto una reazione popolare di dissenso degna, orgogliosa e all’altezza che ha costretto il capitano a modificare i piani dell’ennesima e stanca passerella. 

Il patto del cioccolato – così è stato chiamato l’accordo tra Musumeci e Salvini – aprirà le porte della giunta alla Lega, grazie ai deputati che da qualche settimana hanno costituito il gruppo all’Ars. Antonio Catalfamo, iscritto al gruppo Fratelli d’Italia fino al 13 gennaio, passato al gruppo Lega Sicilia per Salvini premier il 15 gennaio. Marianna Caronia eletta nella lista di Forza Italia, ha sostato nel gruppo misto dal 28 marzo 2018 fino al 14 gennaio 2020, per passare il 15 Gennaio 2020 al gruppo della Lega, diventandone segretaria. Giovanni Bulla eletto con l’UDC, anche lui è passato al gruppo della Lega il 15 gennaio 2020. Orazio Ragusa, eletto anche lui con Forza Italia e, come gli altri, passato nel gruppo Lega il 15 gennaio 2020. 

Siamo di fronte, contemporaneamente, a un molto probabile rimpasto di giunta e a un rimpasto del centro-destra e alla definizione di nuovi equilibri al suo interno. Ma questo non ci sconvolge. Anzi, ci conferma una volta di più che – se la Lega Nord, quella autentica, nelle regioni del nord ha un radicamento, una struttura con un apparato ben definito e la sua soggettività politica razzista e anti-meridionalista – qui, in Sicilia, la Lega è il frutto delle classiche logiche trasformiste che vedono parassiti della politica, amanti della poltrona, spostarsi da un contenitore a un altro quando in quello nuovo ci sono più possibilità di parassitare. Torniamo a dire, dunque, che Salvini può continuare ad affermare all’infinito di rappresentare il cambiamento e la nuova politica, ma i fatti – e la Sicilia, ma non solo, lo prova – dicono ben altro.  

Veniamo a Musumeci. Il Presidente rappresenta ormai la figura dell’eterno indeciso. I primi ammiccamenti alla Lega li fece quando si presentò sul palco di Pontida a dire che il nord senza il sud (e viceversa) non va da nessuna parte. Qualche mese dopo provò a spostare il centro-destra siciliano su posizioni più moderate, parlava addirittura di un polo anti-populista. Esagerato! Quello fu un esperimento fallito e il neo-accordo con Salvini dice chiaramente che se questo governo vuole durare serve l’alleanza con la Lega. Il fatto che anche Miccichè alla fine si sia acconciato, lo dimostra. Un’alleanza che vede rafforzare dentro il centro-destra siciliano la posizione nazionalista di Salvini (nonostante i leghisti del nord) che anche ieri ci ha tenuto a ribadire l’importanza dell’unità nazionale. E sappiamo bene che il suo concetto di unità vede la Sicilia al servizio e colonia del nord ricco e produttivo. Infatti, possiamo tranquillamente dire che Musumeci e Miccichè stanno traghettando definitivamente le loro aree politiche da quello che resta dell’autonomismo siciliano all’autonomia differenziata. 

Ma non basterà mettere Sicilia accanto al nome Lega per ripulire la reputazione di Salvini, dei suoi soci e dei traditori della Sicilia che provano a dargli legittimità. La piazza di ieri, come quelle dei mesi passati, ha dimostrato che i siciliani non dimenticano e sanno da che parte stare. Un monito che dovrebbero tenere bene a mente innanzitutto Musumeci e i suoi compari.  

 

 

 

 

 

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