Messina: in piazza per «casa, lavoro e dignità».

Messina: in piazza per «casa, lavoro e dignità».
A Messina questa mattina sono tornati in piazza i precari, i disoccupati e gli occupanti di case. Chiedono lavoro, casa e dignità. La polizia ha negato loro l’ingresso a palazzo Zanca. Al divieto di entrare nella sede del Comune sono seguiti alcuni momenti di tensione. 


Tensioni con la polizia

Questa mattina, a Messina, un gruppo di precari, disoccupati e occupanti di case si è dato appuntamento al Comune per chiedere un confronto con il Sindaco volto a far ripartire i tavoli tecnici riguardanti diverse rivendicazioni. I manifestanti avevano programmato di entrare e stazionare davanti l’aula della Giunta. La polizia però ha vietato loro l’ingresso. Sono seguiti momenti di tensione con le forze dell’ordine, che hanno spintonato con forza anche delle donne incinta. I manifestanti hanno quindi bloccato l’ingresso del Comune vietando l’accesso a chiunque fosse autorizzato a entrarvi. La situazione è rientrata con l’arrivo degli assessori di competenza, che sono stati costretti a ricevere una delegazione. 


Le ragioni della manifestazione

In piazza con il sindacato SiCobas oggi c’erano gli ex borsisti di Messina Servizi, gli esclusi dalle graduatorie dell’ATM – azienda del trasporto urbano – e gli occupanti di Santa Lucia, spazio assegnato loro proprio dal Comune. A proposito di quest’ultima, i suoi abitanti lamentano la noncuranza con cui sono stati realizzati i lavori di messa in sicurezza della struttura, che lasciano parecchio a desiderare, mettendo ogni giorno a rischio la vita delle persone che ci vivono. 

Oltre alla messa in sicurezza dei locali dell’occupazione di Santa Lucia, si chiede all’amministrazione di cambiare paradigma rispetto alle scelte in tema di politiche del lavoro. Gli appalti, secondo i manifestanti, vengono assegnati a ditte esterne che non fanno lavorare le maestranze messinesi. Con la logica del risparmio per il Comune e del profitto per le aziende a rimetterci sono sempre le classi più povere della città. 

Anche oggi  la risposta delle istituzioni è stata la repressione. Le forze dell’ordine, però, non hanno trovato persone impaurite. Ma, al contrario, gente determinata e convinta che solo con la lotta si possano riconquistare i diritti negati.

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