Il mini lockdown che non serve alla città

Il mini lockdown che non serve alla città
Il sindaco di Messina Cateno De Luca, di concerto con la prefettura, sta preparando un piano contenente nuove misure restrittive. Dopo aver reso zona rossa la spiaggia di Torre Faro e organizzato ronde sui Colli di San Rizzo, aveva invocato un lockdown generalizzato per tutta la città. «I messinesi se lo meritano» – diceva. Ma poche ore dopo aveva fatto retromarcia; ultimamente capita spesso.

Adesso parla di un mini lockdown che si consumerebbe a partire dalle 18 in tutte le aree che verranno riconosciute come a rischio assembramento. Da quanto sembra previsto dal piano, alle 18 chiuderanno i supermercati e per le attività di ristorazione non sarà possibile neanche garantire l’asporto. Anche loro, infatti, dovranno chiudere alle 18 o fare consegne a domicilio. Nei fine settimana dalle 18 non si potrà sostare in nessuna area aperta della città. Saranno consentiti gli spostamenti da un posto a un altro, ma non la sosta. Le persone potranno riunirsi con amici e parenti nelle case, ma non si potrà stare all’aperto.

 

Lo show di De Luca

Le restrizioni si aggiungerebbero a quelle già in vigore con l’ultimo Dpcm e l’intreccio fra crisi sanitaria e crisi economica si rafforzerebbe ulteriormente. In mancanza di aiuti concreti, infatti, la morte economica di Messina sarà inevitabile.

Lo stesso De Luca ne era consapevole fino a qualche settimana. Ricordiamo ancora le urla in piazza durante una manifestazione di commercianti in cui incitava la folla a disobbedire alle misure del presidente della Regione che, a detta del sindaco, avrebbero fortemente penalizzato il settore.

Adesso è lui a voler imporre restrizioni anche maggiori, proponendo una strategia che ha tutto il sapore del provvedimento ad effetto. Sarebbe il caso, forse, che De Luca smettesse di fare lo showman e iniziasse a far funzionare i meccanismi del tracciamento (per quel che gli compete e facendo pressione sugli organismi responsabili), prendendosi cura delle condizioni di vita dei propri cittadini (a cominciare da chi sta pagando di più le restrizioni). Impegnarsi affinché gli esiti sociali di una crisi sanitaria che è ormai divenuta economica e sociale vengano caricati su chi con questa crisi ha visto crescere i propri utili, piuttosto che su chi vive di lavoro o il lavoro neanche ce l’ha più.

Invece di mettere i messinesi gli uni contro gli altri, prendendosela con le famiglie che la domenica invece di stare chiuse in casa vanno a mangiare sui colli, se la prenda – se ha il coraggio – con chi non ha fatto nulla per evitare di arrivare al punto in cui ci troviamo adesso. O la fase dei vaffa ai ministri è già finita?

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