Megaimpianto fotovoltaico nel siracusano. Il si della Regione contro le comunità

Megaimpianto fotovoltaico nel siracusano. Il si della Regione contro le comunità
Arriva il si della Regione Siciliana alla costruzione di un mega impianto fotovoltaico nel territorio tra Canicattini Bagni, Siracusa e Noto, all’interno del parco nazionale degli Iblei. La concessione della VIA arriva a fronte di tre no dei Consigli comunali coinvolti, che già lo scorso anno si erano opposti, in rappresentanza delle comunità, all’impianto.

 

Il progetto

Il progetto, della società romana Lindo srl,  prevede la collocazione di una distesa di pannelli montati su strutture a inseguimento monoassiale in configurazione bifilare, in almeno un milione di metri quadri di terreno a Cavadonna, tra l’area artigianale alle porte di Canicattini Bagni e Siracusa. L’energia prodotta verrebbe veicolata mediante un cavidotto MT (media tensione) interrato, lungo circa 10 km, transitando da 67 cabine inverter, 5 cabine MT, 1 controllo room, una cabina di consegna e una cabina utente di trasformazione MT/AT (da media ad alta tensione) realizzata in adiacenza alla costruenda sottostazione AT di proprietà di Terna a Case Sant’Alfano, in territorio di Noto, a ridosso di Canicattini Bagni.

In un’area, tra l’altro, soprattutto quella del territorio canicattinese, le cui particelle risultano negli archivi Sif, il portale del Sistema Informativo Forestale, interessate da incendi. Vincolandole, pertanto, all’immutabilità per 15 anni e 10 anni per l’edificazione.

 

La Regione scavalca la volontà delle comunità

La concessione positiva della valutazione di impatto ambientale da parte dell’Assessorato regionale al Territorio e all’Ambiente fa doppiamente discutere. Da un lato si parla infatti di un progetto di enormi dimensioni che modificherebbe profondamente il territorio; dall’altro il parere positivo della Regione arriva a seguito di ben tre no delle amministrazioni di Canicattini, Siracusa e Noto. I territori interessati avevano espresso la loro contrarietà all’impianto attraverso le giunte comunali. La Regione ha invece scavalcato la loro volontà.

Lo scorso anno insieme alle deliberazioni contrarie, il Comune di Canicattini Bagni aveva approvato inoltre un regolamento volto proprio a scongiurare aggressioni al proprio territorio: la limitazione al 3% massimo della quota percentuale di territorio disponibile alla realizzazione di impianti (circa 45 ettari su un totale di territorio di 1500 ettari), che non siano quelli di 10 Kw proposte da persone fisiche o 100 Kw per le attività produttive; e il rispetto delle distanze dalle aree e zone di salvaguardia e di interesse archeologico, oltre 250 metri da corsi d’acqua, cave e valloni, oltre 200 metri da strade provinciali, 100 metri da strade comunali e 300 metri da zone boschive, parchi e riserve.

 

La rabbia degli amministratori locali

Allo schiaffo della Regione, non è tardata ad arrivare una risposta molto forte di Paolo Amenta, vicepresidente di Ancisicilia, canicattinese. «Se il presidente della Regione, on. Musumeci, ritiene di dover decidere lui, “Domino”, da Palermo, il modello di sviluppo dei territori, se ne assuma la responsabilità davanti ai cittadini. Per noi a Canicattini Bagni e nell’area iblea, coerentemente, dopo anni di confronto e coinvolgimento di tutti i soggetti di un’area vasta di grande pregio, al centro del patrimonio Unesco, il modello di sviluppo resta quello sostenibile di salvaguardia e valutazioni delle risorse paesaggistiche, naturalistiche e culturali, non quello dei mega impianti fotovoltaici come quello della Lindo che ne deturpano e sconvolgono il territorio e la sua biodiversità, all’interno del Parco nazionale degli Iblei».

«Purtroppo, le comunità e gli Enti territoriali – continua il Vice Presidente Amenta – come stiamo constatando con questo provvedimento di positività Via emanato dalla Regione, contano nulla, espropriati come sono del diritto di scegliere e decidere del proprio futuro. Mentre, a qualche chilometro di distanza da questi luoghi, abbiamo disponibile una zona industriale, della cui rivitalizzazione e riconversione a polo energetico tutti parlano. Dove impianti come quello della Lindo potrebbero trovare la giusta collocazione, anziché distruggere l’ecosistema, la bellezza di un territorio come quello degli Iblei, vocato a uno sviluppo sostenibile e naturalistico».

Ed è proprio su due argomentazioni fondamentali, quelle della decisionalità e della difesa del territorio, che si giocherà questa battaglia. Le comunità locali sono quelle che sanno cosa va costruito o meno, cosa serve o meno e si sono espresse molto chiaramente su questo progetto. La Regione sorda, come sempre asservita a interessi economici e politici superiori, invece, concede le IVA e mette in moto il processo di approvazione. Ed è anche sul piano economico che questo progetto non convince le amministrazioni locali: «Lo ricordiamo, come lo abbiamo ricordato già alla Regione, che a quanto pare è sorda, si tratta di un impianto di vero e proprio business speculativo, essendo finanziato da un fondo d’investimento, quindi non per le attività produttive della zona o l’energia di casa, e che tra le altre cose non alza i livelli occupazionali della zona. In sintesi, non porta nessun beneficio o vantaggio alle tre comunità interessate. Se il presidente della Regione, dopo che parliamo di sviluppo sostenibile, come suggerito dalla stessa Regione ma anche dai vari fondi europei e nazionali, vuole distruggere e cambiare queste strategie, dettandole lui da Palermo, si accomodi, ma ci metta la faccia e se ne assuma la responsabilità davanti ai cittadini».

Questa mattina anche l’assessore comunale di Siracusa, Fabio Granata, si è esposto sul tema mettendo in chiaro che i territori sono contrari a questo progetto e annunciando una grande mobilitazione popolare nel caso in cui l’iter dovesse proseguire: «Solo pensare di poter installare migliaia di pannelli solari per una estensione di oltre 100 ettari nel cuore del Parco degli Iblei è una operazione gravissima e insostenibile. Se poi tutto avviene in sfregio alla volontà politica espressa delle amministrazioni e della popolazione, prediligendo così l’interesse economico di pochissimi sulla volontà degli abitanti, diventa un fatto ai confini della criminalità. Ai primi del 2000 bloccammo, attraverso la mobilitazione popolare, le concessioni alle trivellazioni petrolifere nel Val di Noto. Il territorio non resterà inerte neanche questa volta: certe operazioni che per favorire pochi devastano il territorio, non sono più consentite».

 

Il Siracusano come le Egadi, ecco la loro transizione ecologica

Questo progetto ricorda tanto quello del mega parco eolico a largo delle isole Egadi, e non a caso in questi giorni è arrivata questa accellerata. È il modello della transizione ecologica dell’Europa, del Governo Draghi e che Musumeci non ha atteso ad assencondare. Nei loro programmi l’abbandono del fossile nel nostro territorio passerà proprio da questo: sostituire i mega impianti di raffinazione con i mega impianti dell’eolico e del solare, dipingere di verde la devastazione dei territori. Il progetto per la Sicilia non cambia. Non cambia il suo ruolo di terra da cui estrarre risorse, energia, profitti. Terra in cui non lasciare niente, se non devastazione e inquinamento. Una terra da abbandonare: se andiamo via tutti è anche meglio; più spazio per i progetti di estrazione dell’energia!

Serve opporsi adesso a questo modello, al loro piano di transizione energetica. Mettere in discussione il fabbisogno di energia, invertire la rotta, decentrare le decisioni.

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