La GDO uccide. Morto bracciante a Enna.

La GDO uccide. Morto bracciante a Enna.
Ancora una volta muore un bracciante durante le ore di lavoro nei campi siciliani. Succede ad Enna il 30 ottobre, dove un uomo viene portato già morto in ospedale.

Si tratta di un uomo di origine straniera, colto da un malore mentre lavorava alla raccolta delle mandorle nei campi dell’ennese. Ancora una volta emerge la parola caporalato e, ancora una volta, sono tutti (o quasi) pronti a puntare il dito solo contro l’imprenditore che sfrutta i suoi operai, li paga con pochi spiccioli e non li tutela. Ma siamo proprio sicuri che la responsabilità sia solo sua? È l’ennesimo caso, eppure non passa inosservato. Nove ore di lavoro al giorno per 5 euro l’ora, senza contratto, senza dispositivi di protezione individuale, senza alcun tipo di tutela.

La catena di sfruttamento

Per comprendere le cause, dobbiamo scavare un po’ più a fondo nella storia dei braccianti morti nei campi e del funzionamento di questa catena di sfruttamento. Chi sono i braccianti? Quasi sempre si tratta di soggetti che accetterebbero qualsiasi tipo di lavoro – anche con paghe misere pur di campare. Da chi vengono assunti? Qui subentra la figura del caporale, una figura di mezzo tra il lavoratore e l’imprenditore che recluta per conto del proprietario i braccianti, stabilendo il loro compenso del quale tiene per sé una parte, corrisposta sia dal proprietario che dai braccianti assunti. La paga, insufficiente, da chi viene imposta? Senza dubbio dall’imprenditore e di conseguenza dal caporale. Ma all’elenco manca un responsabile, il più grosso, quello che sta in cima alla gerarchia dello sfruttamento e di cui poco o molto poco si parla, almeno quando c’è da attribuire le responsabilità di paghe da fame e condizioni di lavoro massacranti. Stiamo parlando della Grande Distribuzione Organizzata, che in Sicilia ha nomi e cognomi.

Un nemico chiamato GDO

In Italia, nel 2020, per sopravvivere all’interno del settore economico agroalimentare si è costretti ad accettare i bassi prezzi di vendita dei propri prodotti. Questo significa che, per trarne guadagno, l’imprenditore è indotto a reclutare un caporale per assumere figure “anonime” da sfruttare all’interno dei campi. La causa scatenante dello sfruttamento, della morte, delle ingiustizie lavorative, sta quindi al vertice, detenuta da chi ha potere decisionale e impone prezzi e condizioni. Oltre il 70% degli acquisti in questo settore avviene attraverso la Grande Distribuzione Organizzata. Ciò indica come l’imprenditore, per sopravvivere all’interno di questo mercato, debba vendere i propri prodotti alle industrie che successivamente rivenderanno i prodotti lavorati alla GDO. Ed è proprio attraverso questa lunga serie di passaggi tra intermediari che i prezzi subiscono variazioni, arrivando alla fine sugli scaffali dove verranno acquistati dal consumatore. E mentre l’imprenditore, alla fine del giro, si laverà la coscienza con qualche euro di multa e – se gli va male – qualche anno di galera, mentre i colossi della distribuzione continuano ad agire indisturbati, i lavoratori pagano sempre il prezzo più alto: la propria vita.

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