Decreti Sicurezza: confermata la “dottrina Salvini” di ordine pubblico

Decreti Sicurezza: confermata la “dottrina Salvini” di ordine pubblico
Questa notte è arrivato l’ok del Consiglio dei Ministri al nuovo Dl Sicurezza. Sostituirà i Decreti sicurezza di Matteo Salvini.

In molti stanno cantando vittoria, descrivendo questo testo come un grande risultato per i diritti umani e le libertà di tutti.
Se effettivamente, nei primi articoli, il testo modifica quelle norme profondamente ingiuste e repressive in materia di immigrazione e nei confronti delle Ong – da un lato riformando il sistema di accoglienza destinato ai richiedenti protezione internazionale e ai titolari di protezione, dall’altro abrogando le maxi multe alle Ong introdotte dal Decreto sicurezza – nel complesso, a noi pare non ci sia nulla da festeggiare.

Non sembrano essere stati presi in considerazione tutti quegli articoli che fungono da strumento repressivo per i movimenti e le lotte sociali, per i lavoratori che scioperano, per chi, non avendo altra scelta, occupa immobili per avere un tetto sulla testa.

Un ripasso del Decreto Salvini

Il Decreto Salvini prevede un piano nazionale sgomberi. Come prima cosa vengono stabilite le modalità di ricognizione delle situazioni di occupazione. Entro 60 giorni poi devono essere definiti dei piani provinciali per le esecuzioni dei provvedimenti di sgombero, anche mediante l’impiego della Forza Pubblica. È punita pesantemente l’invasione di edifici; chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto viene punito. Le pene si fanno più elevate se il fatto è compiuto da più di cinque persone.

Stanzia ben 37,5 milioni di euro per assunzioni di agenti di Polizia di Stato.
Introduce la sperimentazione del Taser nelle città. Reintroduce il reato di blocco stradale, anche di binari ferroviari, che permette alle procure d’Italia di tenere in carcere per anni militanti dei movimenti social che lottano per la difesa dei diritti o del territorio. Ricordiamo a proposito il caso di Dana del movimento No Tav che dovrà scontare due anni di detenzione, ma che sarebbe stata condannata a ben 6 anni secondo il decreto attuale.

O ancora il daspo urbano a discrezione del questore per chi è denunciato per disordini nel corso di manifestazioni sportive – sottolineamo denunciato, non condannato.

Il nuovo decreto

Il nuovo Dl Sicurezza non abroga tutta questa serie di articoli, anzi ne sposa in toto la filosofia e propone un’altra serie di provvedimenti che non sono da meno.

Viene infatti inserita una “norma Willy” che di fatto conferisce ai questori il potere di disporre, anche in presenza di una condanna non definitiva, il divieto di accesso a pubblici esercizi o locali di pubblico trattenimento nei confronti delle persone denunciate, negli ultimi tre anni, per reati commessi in occasione di disordini. Parliamo di divieto di accedere anche all’ interno di un bar.

Il solo fatto di partecipare a una rissa, prevede la reclusione da 6 mesi a 6 anni. Torna nuovamente all’orecchio la formula “anche in caso di condanna non definitiva”, proprio la stessa che usava il Capitano nei suoi decreti.

Vengono ancora rafforzate le misure repressive per le violazioni delle regole carcerarie – da sanzioni interne diventano reati – e per i reati minori come lo spaccio.

Insomma pare che nonostante il Governo PD-5 Stelle – che per mesi ha invocato al fascismo e al carattere repressivo del Decreto Salvini – aveva presentato questo nuovo testo come una ventata di democrazia, non sembra avere fatto grandi passi avanti. Il testo è cambiato, ma le parole d’ordine sembrano le stesse: Repressione e Disciplina.

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