#Coronavirus. Rivolte nelle carceri siciliane. (in aggiornamento)

#Coronavirus. Rivolte nelle carceri siciliane. (in aggiornamento)
Domenica 8/3

La notizia della sospensione delle visite ai detenuti ha fatto scoppiare focolai di rivolta dentro e fuori le carceri siciliane. A Trapani i familiari dei detenuti, una volta ricevuta la notizia, hanno subito organizzato una manifestazione di protesta fuori dal carcere. Hanno affisso degli striscioni in cui chiedono indulto e amnistia.


 

 

 

 

 

 

A Palermo, invece, i familiari dei detenuti hanno bloccato viale Regione Siciliana con cassonetti, transenne e altri oggetti, provocando la paralisi della viabilità. Dentro il Pagliarelli i detenuti hanno bruciato lenzuola e sbattuto stoviglie contro le grate delle finestre, in segno di protesta.
In entrambi in casi si chiede la libertà dei detenuti. Le già precarie condizioni igienico sanitarie e il sovraffollamento delle carceri, non permetterebbero una efficiente gestione e contenimento dell’eventuale diffusione del virus.

 

 

 

 

 

 

In entrambi in casi si chiede la libertà dei detenuti. Le già precarie condizioni igienico sanitarie e il sovraffollamento delle carceri, non permetterebbero una efficiente gestione e contenimento dell’eventuale diffusione del virus.

Anche ad Augusta, ieri sera, i detenuti hanno cominciato a colpire le sbarre delle celle in segno di protesta. Le nuove disposizioni, infatti, hanno acceso gli animi anche qui.

 

Lunedì 9/3
ore 9:00

Anche all’Ucciardone di Palermo si sono verificate tensioni tra detenuti e forze dell’ordine. Alcuni detenuti hanno tentato di divellere le recinzione per evadere. Anche qui la protesta è scattata dopo l’annuncio dello stop alle visite, inoltre i detenuti chiedono l’applicazione di misure alternative alla detenzioni in carcere, dove non è possibile che vengano rispettate le misure previste nel decreto nazionale di contenimento del contagio. La zona è al momento presidiata da forze di Polizia e Carabinieri sia via terra che con elicotteri.

 

 

 

 

 

 

ore 20.00

Anche a Messina, davanti alla Casa Circondariale di Gazzi, un gruppo di familiari dei detenuti si è radunato davanti ai cancelli del carcere. Hanno bloccato la strada antistante l’ingresso. Chiedono di poter vedere i parenti reclusi. Anche loro, quindi, chiedono l’amnistia e l’indulto per far fronte all’emergenza dovuta al virus.

 

 

 

 

 

 

ore 22:00

Nella tarda serata di ieri, anche a Siracusa, nel carcere di Cavadonna, è scoppiata la rivolta dei detenuti. In 70 hanno incendiato lenzuola e danneggiato arredi. Hanno chiesto un colloquio col direttore per fare da mediatore per le loro richieste al Governo.

 

 

 

 

ore 23:00

Dopo alcune ore di tregua, durate il pomeriggio di ieri, i detenuti del carcere Ucciardone di Palermo  hanno riacceso lo scontro questa notte.
Lenzuola incendiate e gettate dalle finestre.
Hanno urlato per tutta la notte “Assassini” contro chi, nonostante le direttive per il contenimento del contagio si inaspriscano ogni giorno, non prevede nessuna misura alternativa alla loro detenzione.
I detenuti l’hanno capito molto bene, se il coronavirus arriva in carcere, non sarà possibile contenerlo.

 

 

 

 

 

 

Martedì 10/03
ore 12:00

Si alza la tensione al Pagliarelli di Palermo. Al momento circa 400 detenuti hanno “occupato” un’ala del penitenziario. Avrebbero sottratto le chiavi a un assistente e si sarebbero appropriati di questo spazio.
Sembrano determinati a non fermarsi fino a quando non verrà garantito loro il diritto alla salute.

ore 15:00

Anche al Pietro Cerulli di Trapani  ripartono le tensioni,  dopo la protesta di due giorni fa dei parenti, i detenuti oggi sono saliti sul tetto della struttura e stanno bruciando lenzuola, indumenti e altri materiali.
Non si esclude l’ipotesi che alcuni detenuti siano anche riusciti a evadere.
Anche qui si protesta per lo stop ai colloqui e per le condizioni invivibili della struttura in un momento delicato come questo.

 

 

 

 

 

 

 

Venerdì 13/3

Anche dal carcere di Piazza Lanza a Catania si è levato il grido, stanotte, dei detenuti. Lenzuola bruciate e battiture. “Non siamo animali! Abbiamo bisogno di cure, stiamo morendo”. Vogliono risposte!

In aggiornamento

 

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