La concessione dello stadio a 99 anni. Chi ci guadagna?

La concessione dello stadio a 99 anni. Chi ci guadagna?

All’annuncio di Cateno De Luca della prossima convenzione per la concessione a 30 anni dello Stadio “F. Scoglio” un nutrito gruppo di consiglieri comunali ha risposto: «ma come a 30 anni, signor sindaco, non avevamo votato un emendamento che allungava a 99 anni la concessione?». Ma perché, poi, 99? Non sarebbe meglio regalarlo quello stadio? In fondo è un peso, un costo, una cosa di cui disfarsi al più presto, come quei vestiti vecchi, lisi, che finisci per mettere nel cassonetto della spazzatura.

Quello che prima chiamavamo Stadio San Filippo è stato costruito con le risorse per Italia ’90. Sullo Stadio San Filippo i cittadini messinesi hanno pagato di recente un mutuo di 1,6 milioni euro per lavori di adeguamento strutturale. Nel Piano di Riequilibrio del Comune di Messina è presente la Astaldi, società costruttrice dello Stadio San Filippo, con oltre 5 milioni di credito. Oggi, il progetto è dare questa enorme quantità di investimento pubblico in concessione in via definitiva (perché darlo per 99 anni significa darlo in via definitiva) con un canone a base d’asta del valore di 10.000 euro l’anno (praticamente l’affitto annuale di un discreto appartamento) per attività sportive e commerciali.

La scelta di una concessione di questo genere è una enormità che non ha pari nel settore e, peraltro, non viene vincolata ad alcuna contropartita. Cosa ci guadagna la città? Che garanzie ci sono dal punto di vista dei risultati della prima squadra della città? Che garanzie ci sono per i settori giovanili? Che vantaggio ne ha il Comune? Messina è stato luogo, in questi anni, di esperienze calcistiche fallimentari. Chi ci garantisce che il prossimo che passa non ci lasci tra qualche anno, dopo avere goduto di un canone così basso, lo Stadio in condizioni ancora peggiori?

A quanto pare l’operazione sullo Stadio “F. Scoglio” è la prima di una serie. Seguirà lo Stadio “G. Celeste”, poi la Villa Dante e poi altro ancora. La delibera relativa alla concessione dell’infrastruttura sportiva chiarisce che questo tipo di azione è inserita nelle percorso di risanamento finanziario del Comune di Messina. I Piani di Riequilibrio si esplicitano, così, ancora una volta, come dispositivi normativi finalizzati alla dismissione dell’autonomia gestionale dei Comuni. In questo modo i Sindaci, piuttosto che garanti dei servizi che il Comune rende ai cittadini e degli spazi pubblici di cui questi godono, diventano dei veri e propri commissari liquidatori.

Chissà perché, invece, non viene messa a disposizione di associazioni, comitati, collettivi, gruppi di cittadini la dotazione immobiliare del Comune non utilizzata. Chissà perché non vengono predisposti dispositivi regolamentari che consentano, fuori da una logica di business e all’interno invece di una proposta di arricchimento culturale e associativo per la città, a chi vuole dedicare il proprio tempo alla partecipazione sociale di poterlo fare. Sarebbe, questa sì, un’azione produttiva per la città, uno strumento capace di aggirare l’impoverimento ormai generalizzato che finisce per coinvolgere anche la dimensione collettiva di una comunità.

Laboratorio Territoriale

 

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