Cateno lo sceriffo

Cateno lo sceriffo

di Luigi Sturniolo.

Le immagini dei vigili urbani che riprendono i giovani senza-casa che dormono davanti al Palacultura danno proprio fastidio. Sono la manifestazione più esplicita di quella spettacolarizzazione che sta ormai avvelenando i pozzi della politica. Di tutta la politica. Fosse quella dello scontro in Parlamento o degli scontri di piazza. Dopo la guerra dei sondaggi è arrivata la guerra dei like. Nel suo recente libro Emilio Pintaldi aveva rilevato una tendenza alla riduzione del consenso di Catemoto, ma questo, con la strategia dei blitz, è risalito e basta frequentare la pagina del Sindaco per rendersi conto che funzionano.

Cateno De Luca non è un razzista. Poche ore prima del video dei vigili urbani ne aveva fatto uno che attaccava proprio i vigili urbani, colpevoli, a suo dire, di causare, con la loro inefficienza, le lunghe file di autovetture che si formano la sera sul lungomare nord di Messina. Cateno De Luca è uno sceriffo. O, almeno, questa è l’immagine che sta provando a disegnarsi addosso. Come tutti gli sceriffi, Cateno De Luca è solo. Al massimo lo aiutano gli aiuto-sceriffo (i suoi assessori), ma la responsabilità delle azioni della sua amministrazione è tutta sua (così ha detto rivolgendosi agli ambulanti abusivi del Viale Europa).

Gli sceriffi sono dei funzionari pubblici. A volte pistoleri, ma il più delle volte capaci con la loro autorità di mantenere l’ordine. Questo è il compito degli sceriffi. Mantenere l’ordine. Inutile chiedere conto della giustezza delle loro azioni. Per quanto l’ordine e il decoro possano essere gradevoli non corrispondono alla giustizia. D’altronde gli sceriffi stanno ad un punto della scala gerarchica del potere pubblico. Loro hanno il compito di mantenere l’ordine tra quelli che stanno sotto. Per questo un sindaco quando decide di fare lo sceriffo finisce per non corrispondere più ai bisogni della città che è chiamato ad amministrare. Perché non fa più il sindaco. Fa lo sceriffo, appunto.

La strategia del blitz ha solo la finalità di costruire consenso. La strategia del blitz confessa i limiti dell’azione amministrativa. L’eccezionalità del blitz, attraverso la presenza del sindaco, o della telecamera, ormai sua protesi politica, dice che nella normalità, nella ordinarietà, quel servizio non funziona, quella ordinanza non la si può fare rispettare. Se si convocano quattro squadre per pulire Torre Faro, quella sera quel pezzo di città sarà pulito a discapito di altri. Se così non fosse non ci sarebbe bisogno dell’evento eccezionale. I blitz hanno la funzione di nascondere la difficoltà a far funzionare le cose (e questo spesso non per colpa del Sindaco). In seguito all’evento spettacolare il più delle volte non accadrà nulla, ma non lo sapremo perché staremo già guardando un altro video.

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