Respingiamoli!

Respingiamoli!

Verranno in Sicilia, i potenti della Terra. Non attraverseranno il mare con i barconi, non rischieranno di affogare, nessun procuratore dirà che ci sono collusioni occulte, questioni sospette da indagare, un sofisticato piano di invasione, no. Verranno con i loro incrociatori, con i loro elicotteri, con i loro droni, con le loro limosine lunghe quanto un isolato di case. Verranno come padroni. Ne abbiamo visti altri, nei secoli, con la stessa arroganza, con la stessa prosopopea.
Forse erano gli stessi, cambiavano nome: Angioini come Francesi, Aragonesi come Spagnoli, Tedeschi come Svevi – solo gli americani si chiamano allo stesso modo, è l’impero più “fresco”: ci “liberarono”, è vero, ma solo per mettere le loro basi militari al posto di altre, e fecero tabula rosa d’ogni cosa e si lasciarono dietro una scia di sangue che ancora grida vendetta e diedero ai mafiosi i posti di comando.
Verranno in Sicilia, i potenti della Terra. Non ci fanno paura. Nessuno può farci più paura: la storia ha riversato troppo dolore su di noi. Altri sono arrivati, prima di loro, saracini, berberi, a flagellare le nostre coste, a rubare le nostre donne e le nostre cose.
Schiereranno le loro grandi navi militari. Noi manderemo le nostre barche: mastro Turi da Capo Lilibeo, mastro Peppe da Torre Faro, mastr’Antò da Aci Trezza, e da Ustica, da Favignana, dalle Eolie, veleggeranno a difenderci. Conoscono queste acque, ci parlano con il mare, e voi avete solo la lingua dei conquistatori.
Se lo vorranno, Scilla e Cariddi sapranno dove indirizzare le loro sirene e loro orche, i loro delfini e le loro correnti, e lo Stromboli il suo pennacchio di fumo, e l’Etna le sue ceneri e Colapesce, laggiù, che tiene ancora tutto, potrebbe stufarsi. Voi avete i vostri denari, noi abbiamo i nostri miti. Non siate sicuri di poter comprare tutto. Voi avete i vostri cannoni, noi abbiamo le nostre campane. Non siate sicuri di risuonare più forte.
Dal mare nostro saliranno uomini, donne e bambini che non ce l’hanno fatta a toccare terra di Sicilia, saliranno coperti di alghe a schierarsi sulle nostre spiagge, a ricordarvi le vostre guerre, le vostre bombe da cui provavano a fuggire per cercare pace e una vita migliore.
Dalle campagne verranno volti e braccia nere – raccolgono arance e pomodori e frutti d’oro per le vostre tavole; a noi non hanno mai fatto paura, hanno la stessa faccia di tanti santi nelle nostre chiese.
Verranno, e i mastri di barche e lo Stromboli e i corpi coperti di alghe dal fondo del mare e le facce nere come i nostri santi, insieme a noi, a dirvi che qui c’è il Sud del mondo, non importa da dove vengano le genti.
Qui c’è il prodotto della vostra economia, della vostra moneta, delle vostre guerre di conquista, delle vostre politiche. Qui siamo pronti a ribellarci.
Non possiamo proprio accogliervi.
Itivinni!

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