Intervista ad Urtzi Ostolozaga militante del Sindacato Basco LAB

Intervista ad Urtzi Ostolozaga militante del Sindacato Basco LAB

Bilbao, 26 Febbraio 2016

Raccontaci cosa è LAB, in quale contesto nasce e di cosa si occupa ?

LAB (Langile Abertzaleen Batzordeak – Organizzazione dei Lavoratori Patriottici) è un sindacato giovane indipendentista che compie adesso quaranta anni ed è il Sindacato di riferimento della sinistra abertzale basca.
L’origine di LAB è parallela all’evoluzione di ETA (Euskadi ta Askatasuna), la quale negli anni settanta era impegnata nell’opposizione al Franchismo ed aveva al suo interno diversi settori, uno dei quali era il Fronte Operaio: è all’ interno di quella dinamica che si sviluppa la nascita del Sindacato, inizialmente con la nascita di LAK (Langile Abertzale Komiteak – Comitati Operai Abertzali), e successivamente, nel 1975, con la nascita di LAB; questo succede durante la scissione di ETA in ETA militar ed ETA politico-militar.
Nei primi anni della sua attività, LAB si diffonde soprattutto fra gli operai metalmeccanici in Bizkaia e Gipuzkoa, ma in seguito la sua presenza si estende in tutti i settori lavorativi in Euskal Herria, fino ad arrivare ai giorni nostri dove conta 53.000 adesioni.
LAB è l’unico Sindacato di Euskal Herria che è radicato in tutto il territorio basco, sia al sud (Hegoalde), che al nord (Iparralde), il che è una conquista importante che ad esempio, l’altro sindacato basco, ELA (Eusko Langileen Alkartasuna – Solidarietà dei Lavoratori Baschi), non ha mai ottenuto.
LAB è un Sindacato di classe, indipendentista e, come dicevamo prima, riferimento della sinistra abertzale nel mondo del lavoro: la chiara matrice indipendentista è anche ribadita al nostro interno, dove per tutte le comunicazioni si usa ad esempio esclusivamente la lingua basca, anche per ciò che riguarda la propaganda.
LAB è anche un Sindacato ecologista, femminista ed internazionalista ed è affiliato alla Federazione Sindacale Mondiale.
In Euskal Herria il 60% della rappresentanza appartiene a ELA e LAB, a scapito delle organizzazioni sindacali spagnole come Comisiones Obreras o UGT: va comunque detto che all’interno di questa percentuale ci sono piccoli sindacati settoriali che non sono direttamente organici alla sinistra abertzale, ma che comunque gravitano intorno ad essa.
Dall’inizio della crisi LAB ha proclamato ben 6 Scioperi Generali, e dopo l’ultimo sciopero si è deciso, anche insieme ad altre organizzazioni, di formulare un documento rivendicativo, la “Carta dei diritti sociali di Euskal Herria”, che racchiude tutta una serie di posizioni su diritti sociali, immigrazione, femminismo, ecc.
L’anno scorso alle elezioni sindacali il nostro Sindacato è arrivato secondo nella provincia autonoma basca ed è cresciuto esponenzialmente anche in Navarra.
A seguito della conflittualità messa in campo dal LAB e dai lavoratori in esso organizzati, l’ associazione padronale basca ha accusato LAB di non svolgere un’attività prettamente sindacale, soprattutto per la partecipazione a lotte come quelle contro il TAV o gli inceneritori, ed è arrivata a chiederne la chiusura. Questo è successo anche per il sindacato ELA.

In Italia, per fare un esempio, è in corso negli ultimi anni, soprattutto dallo scoppio della crisi, un attacco gravissimo ai diritti dei lavoratori conquistati soprattutto nel ciclo di lotte 1969-1977. Quale è la situazione attuale del movimento operaio e dei Lavoratori in Euskal Herria ?

Bisogna subito precisare che le condizioni salariali e dei diritti dei lavoratori di Euskal Herria, rispetto a quelli dello stato spagnolo, sono migliori, e questo è dovuto ad una capacità di conflitto alta messa in campo dai lavoratori baschi e dal nostro sindacato; lo stesso infatti non è avvenuto in Spagna con UGT e Comisiones Obreras.
Teoricamente ci troviamo in un momento di crescita economica, ma il padronato basco ed il governo spagnolo hanno varato riforme che anche qui vanno ad erodere i diritti dei lavoratori; in Euskal Herria queste riforme hanno trovato l’appoggio del PNV (Partito Nacionalista Vasco), il quale si è adoperato per farle passare e approvare, come è ad esempio avvenuto con la riforma del sistema scolastico.
Una delle rivendicazioni storiche del LAB è infatti sempre stata quella per cui le decisioni che riguardano il mondo del lavoro in Euskal Herria, devono essere sempre prese e discusse in Euskal Herria, e non in Spagna, a Madrid; ELA, un sindacato che nasce come liberal-cattolico e riferimento del PNV, sposerà in seguito questa rivendicazione e linea di condotta, una scelta che annuncerà il suo percorso di allontanamento dal partito.
Le riforme di cui parlavo prima non solo saranno difficilmente ribaltabili, ma soprattutto sono un chiaro messaggio che indica nella sua unilateralità decisionale la scelta di rendere ininfluente agli occhi dei lavoratori il Sindacato, con lo scopo di disarticolarlo e conseguentemente indebolirne le lotte.
Un altro aspetto su cui porre l’accento è il risultato di queste riforme,le quali hanno accresciuto la precarietà di sempre più consistenti fette di popolazione, e sono sempre più in aumento le richieste di sussidio anche di chi ha un lavoro che però non basta a soddisfare le necessità primarie.
Tutti gli iscritti al LAB aderiscono al vostro Sindacato perchè indipendentisti,  oppure c’è un lavoro vostro tra gli aderenti per fare in modo di avvicinarli alla causa indipendentista ?
Fra i 53.000 aderenti c’è di tutto; chiaramente la maggior parte è della sinistra abertzale. Detto questo, crediamo che la nostra posizione e la nostra naturale azione di un Sindacato di classe conflittuale sia quella che avvicina in primis i lavoratori; bisogna considerare che in Euskal Herria, chi ha fatto tutta la trafila della militanza nella sinistra abertzale, dai movimenti studenteschi in su, una volta giunto nel mondo del lavoro, è ovvio che la sua naturale collocazione sindacale sia quella del LAB.

Come pensi sia cambiata la situazione indipendentista in Euskal Herria dal 2011, dopo il cessate il fuoco definitivo proclamato da ETA?

Bisogna innanzi tutto ricordare che si arriva al 2011 dopo un decennio in cui la sinistra abertzale aveva subito l’illegalizzazione del partito e delle organizzazioni giovanili, e un grado generale di repressione impressionante, quindi, tra il 2009 e il 2010, dopo una grande discussione collettiva, il popolo basco partorisce un documento che verrà chiamato Zutik Euskal Herria (in piedi Euskal Herria), il quale  sostanzialmente cambia la tattica della lotta della sinistra abertzale.
Nel 2011, conseguentemente a quanto prodotto dal popolo basco in quel documento, ETA dichiara il cessate il fuoco.
LAB come sindacato è stato dentro quel processo e lo ha sostenuto, ma bisogna ammettere che negli anni che vanno dal 2011 ai giorni nostri, non siamo riusciti a realizzare quel progetto esposto nel documento Zutik Euskal Herria; allo stato attuale inoltre siamo in un grande momento di rielaborazione politica con la discussione del nuovo documento prodotto dalla sinistra abertzale chiamato Abian.
L’ETA pensava che con l’unilateralità della scelta di annunciare il cessate il fuoco definitivo si sarebbe innescata nello stato spagnolo una sorta di apertura quantomeno sul tema dei prigionieri politici; in effetti questo non è avvenuto e nessun passo in avanti è stato fatto verso la risoluzione del conflitto basco.
All’ interno del documento Abian stiamo definendo nuovamente il piano d’azione della sinistra abertzale nella sua completezza: partito, sindacato, movimento giovanile e studentesco, collettivi, ecc.
Questo perchè, se da un lato è vero che immediatamente dopo il cessate il fuoco c’è stato un grande risultato elettorale che ha permesso alla sinistra abertzale di governare tante municipalità in Euskal Herria, dall’altro lato c’è stato un arretramento sul piano della straordinaria spinta popolare e diffusione della lotta di strada, che probabilmente ha inciso nell’arretramento dell’ ultimo risultato elettorale.Anche noi come LAB siamo immersi nel dibattito su Abian.
Tornando al periodo dell’uscita del documento Zutik Euskal Herria, approvato a larga maggioranza da tutta la società basca, uno dei temi fondamentali che questo affrontava era quello del confronto con lo stato spagnolo e francese sul tema dei prigionieri politici non come sinistra abertzale, ma come popolo basco nella sua interezza: nascono così le oceaniche manifestazioni per i diritti dei prigionieri politici baschi.

Qual è il ruolo di LAB all’interno del movimento a sostegno dei prigionieri politici baschi?

Per rendere l’idea di qual è il livello d’internità a quei processi da parte del nostro sindacato vi racconto un episodio. Per il famoso corteo del Gennaio 2014 si è fatta una colletta di soldi per sostenere le spese della manifestazione, ed i soldi raccolti venivano tenuti all’interno di questa sede (sede LAB di Bilbao): la Guardia Civil ha fatto irruzione all’interno della sede perquisendo e sequestrando il denaro raccolto.
Inoltre molti militanti di LAB sono attualmente detenuti per reati politici, tra cui Rafa Diez, segretario generale del LAB al momento del suo arresto, avvenuto nel 2008,  attualmente detenuto.
Rafa Diez oltre a ricoprire all’epoca la massima carica di LAB era anche stato parlamentare di Herri Batasuna al parlamento spagnolo, e ancora prima di Euskal Herritarrok nella Comunità Autonoma Basca.

LAB ha elaborato un progetto sociale per un Euskal Herria indipendente? Quali sarebbero i vantaggi per i lavoratori e la popolazione tutta ? Come pensate la società indipendente a livello economico e per il mondo del lavoro che attualmente seguite?

Primo punto: essendo parte dello stato spagnolo siamo condannati ad andare verso la miseria, mentre se avessimo viceversa le nostre strutture decisionali e di governo in Euskal Herria siamo sicuri che le decisioni assunte verrebbero effettivamente poi eseguite, mentre al momento è lo stato spagnolo a decidere per noi, infischiandosene delle nostre rivendicazioni nonostante qua in Euskal Herria noi siamo la maggioranza sindacale.
Secondo: LAB rivendica la ridistribuzione della ricchezza, al momento concentrata nelle mani di pochi eletti. Stiamo portando avanti anche delle campagne contro le discriminazioni di genere nel mondo del lavoro e sulle condizioni lavorative dei giovani.
Un altro punto cruciale sarebbe quello di fare un’attenta analisi sulle reali necessità del popolo, per fare in modo di produrre secondo questi parametri fuggendo dalla logica della sovrapproduzione e del consumismo sfrenato, utile solo a far arricchire pochi: crediamo sia possibile avere una sovranità alimentare e quindi poter vivere in maniera autosufficiente con i prodotti di Euskal Herri, favorendo il cosiddetto consumo a km zero.
Altro punto è il nostro no alle grandi opere inutili, come la TAV o la costruzione di inceneritori: su quest’ultimo aspetto, crediamo sia importante incrementare la raccolta dei rifiuti porta a porta, che inoltre porterebbe un grande aumento dell’ occupazione ; altrettanto centrale sarebbe riportare l’acqua a bene comune, pubblico e libero da ogni speculazione.

Insomma, siamo convinti che un Euskal Herria indipendente e socialista renderebbe la vita di tutti migliore e più felice.

Quindi immaginate la creazione di uno stato Anticapitalista ?

Si, chiaramente aspiriamo a quello e lottiamo per quello.

Avete rapporti con altre organizzazioni sindacali che oltre ad avere una connotazione di classe lottano anche per l’autodeterminazione del proprio popolo e per l’indipendentismo ?

Si, abbiamo relazioni con Sindacati di classe di popoli senza stato come i catalani o i galiziani, per rimanere all’interno dello stato spagnolo; inoltre siamo inseriti all’interno della ‘Confederazione dei Sindacati delle Nazioni senza Stato’, dove abbiamo avuto modo di stringere rapporti con sindacati della Corsica, della Sardegna, dell’Irlanda e della Scozia.

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