I quattro parrucconi dell’indipendenza.

I quattro parrucconi dell’indipendenza.

Dove eravate nascosti, parrucconi indipendentisti, mentre a Lentini una collettività in lotta sventolava la bandiera siciliana per festeggiare, contro l’arroganza dei poteri centrali, il 1° maggio dei territori?
Mentre il popolo che dite di rappresentare urlava il suo bisogno di autogoverno e di affrancamento, voi, parrucconi indipendentisti, che cosa stavate facendo? Stavate forse elaborando le vostre acute strategie elettoralistiche? Stavate forse combinando e ricombinando pezzetti di destra, di centro e di sinistra in qualche ennesima miscela alchemica?
Quando le mamme dei bambini siciliani uccisi dalla leucemia tuonavano contro la spietatezza del profitto, contro il colonialismo capitalistico che come Erode aveva strappato i figli dalle loro braccia; quando urlavano contro il destino della nostra isola che da Priolo a Niscemi, da Milazzo a Motta S. Anastasia, da Sigonella e Trapani, da Melilli ad Armicci, ormai trabocca di immondezza e di veleni, voi, parrucconi indipendentisti, in quale studiolo vi eravate cacciati, quali analisi micro e macroeconomiche stavate escogitando, su quale arcana glossa della lingua siciliana stavate indagando?
Mentre per le strade di Lentini si chiedeva di smetterla col trito ritornello che accomuna gli indipendentisti siciliani ai mafiosi, ai fascisti, ai filo-americani, voi, parrucconi, come pensavate di ripulire la vostra immagine infangata? Con le saponette profumate?
Quando a Lentini si cantava “Sicilia mia, c’è cu mancia e cu talìa” voi, parrucconi, a cosa davate ascolto? Forse a quelle gloriose note dei Vespri verdiani, lasciandovi attraversare dal suono di quei violini, vibrando al rimbombo di quei tamburi?
Mentre si lottava e si scendeva in piazza per liberarsi dall’oppressione coloniale che fa della Sicilia una terra di miseria, di emigrazione e di mille altri soprusi, voi, sempre gli stessi parrucconi, immobili come statue, muti come pesci, sordi come cadaveri, stavate forse sollazzandovi nell’illusione che l’Indipendenza sia un “pranzo di gala”?
Gli indipendentisti, non i parrucconi ma quelli che hanno scelto la strada della lotta popolare, erano a Lentini a battersi contro chi calpesta il territorio e i suoi abitanti.

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