Denuncia il tuo vicino, ignora il tuo carnefice

Denuncia il tuo vicino, ignora il tuo carnefice

Da anni ormai è diventata un vero e proprio sistema la spettacolarizzazione dei disagi e delle emergenze sociali. Nei palinsesti delle televisioni italiane si moltiplicano sempre di più infatti alcuni “giornali d’informazione” che hanno il pretenzioso compito di documentare le criticità sociali, i disagi dei territori, le forme di truffa e d’illegalità, le ingiustizie e gli sprechi delle istituzioni. Servendosi d’inviati che raccontano differenti questioni in modo parziale e raffazzonato, in pieno stile televisivo ovviamente, questi “giornali” si fiondano dove le forze dell’ordine non riescono ad arrivare per la congestione delle loro risorse o per gli sbarramenti legali che certe operazioni richiedono. Il programma, la redazione come piace loro autodefinirsi, di Striscia la notizia è sicuramente la punta di diamante di questo nuovo trend. Apparentemente il loro scopo appare nobile: la denuncia e non la sostituzione allo stato è il loro scopo, il miglioramento e non la correzione della repressione il loro obiettivo, semplici risposte asettiche e non ricerche specifiche sui problemi della società la loro ragion d’essere. L’immaginario che mirano a spacciare, e che già hanno ampiamente costruito ed imposto, sembra inattaccabile: quale critica muovere a chi rischia la propria vita per raccontare situazioni ignorate dai più? Quale rimprovero fare a chi aiuta gli inquirenti a scongiurare forme d’illegalità a danno dei cittadini o della collettività? Sembrerebbe davvero inattaccabile ed auspicabile una condotta così se non fosse che, al netto dei presunti eroismi, i suddetti paladini della delazione facile percepiscono lauti stipendi per il teatrino che allestiscono e, coerenti al sistema di cui sono ingranaggio, raccontano una verità di parte che, nelle rarissime occasioni in cui corrisponda alla realtà, non rende l’idea completa delle questioni di cui man mano si occupano. Ma procediamo per ordine.
All’alba della sua attività Striscia non era che un programmino d’intrattenimento degno dei peggiori Drive In di Cologno Monzese, con inviati che si occupavano delle emozionanti vicende dei gatti annoiati dell’hinterland di Cinisello Balsamo. Tuttavia, è alternando alla conduzione coppie comiche sempre in voga che ha potuto guadagnarsi l’attenzione dei più. Infine è intorno al 2006 che, per aver fatto scoppiare il caso Vanna Marchi, la “redazione” opera la sua svolta sostanziale cominciando a interessarsi di speculazioni e incompiuti edilizi, mostri ecologici, truffe. Se nella gran parte d’Italia però hanno sempre affrontato tematiche assistenziali, nel Meridione hanno sempre più assunto un compito differente. Il loro intervento si concentra prevalentemente in Campania, Sicilia e Puglia ed oltre che al ruolo buonista e di ausiliare del traffico, nelle periferie e nei territori meridionali hanno sviluppato un ordine del discorso intelligente quanto schifoso. Costruendo personaggi simpatici e allegri affrontano con indomito coraggio e leggendaria onestà i pericoli e le insidie che interi blocchi sociali di subordinati e disoccupati causano nell’arrangiarsi dentro il colonialismo che lo stato italiano ha regalato al Meridione tutto e alla Sicilia in particolare. Sebbene conosciamo per bene tutte le buffonate che in questi anni abbiamo dovuto sorbirci, ci limiteremo ad analizzare alcune delle “priorità” dell’eroina Petyx.
1. I posteggiatori abusivi, i lavoratori delle partecipate, gli occupanti di case a Palermo.
C’era una scena di Johnny Stecchino in cui, perdendosi in un ironico monologo l’autista del noto boss spiegava a Benigni, sempre ironicamente, il vero tragico problema di Palermo: il traffico. Con la stessa mentalità coloniale si cerca, da sinistra come da destra, di criminalizzare una delle figure simbolo di questa città per quanto riguarda i lavori improvvisati. Dipingendoli come mostri della narrativa popolare, sempre dentro la complessiva strategia di gentrificazione del centro storico targata Orlando e con il clamoroso assist di Minniti, si è quasi riusciti a farli passare come un vero problema della città tanto che i cittadini-bene ormai non perdono l’occasione per lanciare campagne “civiche” e i politici non perdono occasione per ingraziarsi gli elettori battezzando alcune aiuole e alcune opere di edilizia stradale come “antiposteggiatore”.
Schema quasi identico usato per abbrutire e criminalizzare coloro che, a fronte di una lentezza e di una incapacità delle istituzioni ad affrontare realmente il problema, si trovano costretti ad occupare una casa mettendo a rischio spesso se stessi e i figli ma risolvendo immediatamente una contingenza ben più importante della legalità. Tutt’oggi, grazie anche al completo sbaraglio cui le istituzioni si trovano e soprattutto all’attività dei movimenti, non è ancora passata la schifosa narrazione che si cerca di dare ma è sicuramente uno dei più grandi obiettivi mediatici.
Ma nella città che nonostante le medagliette europee della cultura rimane la capitale dell’emigrazione e della disoccupazione, siamo davvero sicuri che i posteggiatori e gli occupanti siano i veri criminali? Siamo sicuri che buttare su di loro il peso di demagogie e crisi causate invece dalla politica porti ad una soluzione vera e concreta delle emergenze sociali? Quante volte la Petyx ha disturbato Cammarata e Orlando per proporre una soluzione all’emergenza abitativa? Quante volte la Petyx ha disturbato Cammarata e Orlando per portare istanze diverse, per esempio una politica del lavoro diversa? Non ce lo ricordiamo affatto ed anzi quest’ultima domanda ipotetica ci riporta ad un altro argomento, ovvero lo zelo con cui ha invece sputato sulle rivendicazioni e sulle forme di sciopero degli exGesip e le parolacce che mai rivolse a coloro che crearono quella bolla-ricatto: i politici e i dirigenti da essi nominati. Emblematico fu il caso del celeberrimo skipper, un caso singolo che invece di produrre indignazione verso un sistema politico, produsse astio e sdegno verso migliaia di onesti lavoratori palermitani.
2. I pescivendoli a Catania (ma dovunque in Sicilia dal golfo di Palermo, al trapanese, a Licata e Agrigento, nelle Eolie e nelle Pelagie, nello Stretto, al golfo di Catania).
Ma gli inviati di Striscia lo sanno come si pesca un pescespada? Lo sanno che una delle tecniche per pescarlo, la pesca a palangaro, non è una tecnica precisa e che si rischia di pescare di tutto e niente? Non importa: l’argomento è che agli spadini pescati a palangaro manca l’etichetta della tracciabilità. La Petyx lo sa che sono soggetti alle inutili quanto rigide leggi soltanto le cooperative e i consorzi? Lo sa che il pescatore cosiddetto dilettante può pescare effettivamente spadini e tonnarelli? I burattini del giallo impermeabile sono al corrente che i pescatori siciliani conducono lotte vertenziali e di categoria dagli anni ‘90 per un regolamento più equo? Perché la Petyx diventa diligente solo quando c’è da infangare un settore strategico dell’economia siciliana composto da tanti giovani e da padri di famiglia ma quando c’è da andare a rimproverare gli eurodeputati che si dimenticano di far approvare gli sgravi fiscali per il 2018 alle piccole e medie imprese del settore invece tace? Quando, la Petyx si è recata dagli indaffarati deputati dell’ARS a rivendicare misure serie per il settore pesca in Sicilia? Quando. la Petyx nei suoi servizietti-teatrino ha ragionato sul ruolo delle grandi distribuzioni e sulle facilitazioni di cui i pescherecci stranieri godono? Non ci ricordiamo neanche questo, però ci ricordiamo bene le risate con le quali sfotteva dei lavoratori veri, di quelli che l’impermeabile lo usano nelle prime ore dell’alba mentre sono sul bordo di una barca. Ma d’altronde l’abbiamo capito: secondo chi guadagna per sfottere la gente che si rompe la schiena una multa di migliaia di euro lava le coscienze e risolve i problemi.
3. L’accampamento dei migranti nel sito archeologico di Campobello di Mazara.
Poco da dire su questo argomento: oltre che il “disagio” degli abitanti nell’avere un lager sotto casa e lo sfottò celato dietro il migrante che non sa cos’è un sito archeologico la nostra eroina non dice nient’altro. Semplicemente è una brutta situazione. Non una parola del business sulle vite che gestiscono associazioni accreditate, non una parola sul caporalato delle aziende accreditate, non una parola sui responsabili accreditati (e latitanti) del sito, non una parola sul sistema di smaltimento rifiuti che non ha le competenze per agire dentro un sito archeologico. Chissà se la Petyx realizzerà un servizietto contro Sgarbi, colui che in appena pochi mesi vuole avviare una speculazioni miliardaria sulla Valle dei Templi e che vuole portarci via la Dea di Morgantina. Non nutriamo speranze, da quello che ci ricordiamo, sono molto amici.
4. I surreali servizi circa il G7 di Taormina nei quali, ovviamente, da lacchè professionista, più che parlare di spese inutili per i sette potenti in un contesto di disservizio diffuso in tutto il circondario, spingeva le istituzioni ad essere puntuali e precise nel migliorare il vertice nell’interesse di un mitizzato e malamente citato popolo siciliano. Non pareva interessarle proprio tutto il livello di desolazione sociale che dal governo centrale ci si impone da decenni. Ovviamente, nemmeno una parola neanche sulla chiusura totale imposta ad ogni attività commerciale di Naxos e Taormina, che forse reputò un giusto sacrificio per i potenti del mondo.
5. Il grave problema dell’acqua, quasi sempre causato da negligenze della politica in rapporto allo spadroneggiare delle industrie che diventa come sempre colpa dei lavoratori. Emblematico, il caso di Caronia, le cui acque inquinate sarebbero dovute all’inadempienza dei lavoratori forestali senza nemmeno prendere in esame la possibilità che invece siano dovute alle industrie che nell’ultimo decennio sono “fiorite”.
6. La buffonata sul disastro ambientale di Gela che, badiamo bene, non è un problema che l’Eni causa alla popolazione locale e al territorio intero. La colpa, ovviamente, non poteva che essere delle ditte siciliane di smaltimento e il danno, neanche a dirlo, è solo per gli stormi di cicogne.

Citiamo solo alcuni dei più importanti temi sulla Sicilia che sono diventati marchette pubblicitarie e gag di una macchina televisiva che mira soltanto a perpetrare un meccanismo culturale coloniale e che mai s’interroga sulle reali cause delle emergenze e che, proponendo una forma becera di pseudo-giornalismo alla D’Urso e Giletti, non cerca né immagina una soluzione seria e responsabile.
A conclusione, diciamo non tanto serenamente alla paladina Petyx che siamo ancora in attesa di un suo brillante servizio sulla situazione di coloro che furono i lavoratori della Migliore Spa. A lei, ostinata e fiabesca eroina senza macchia, ricordiamo che per non impelagare i suoi compari d’anello Giancarlo Migliore e consorte la sua redazione preferì mandare il Gabibbo a più di 250 famiglie che finirono senza lavoro.
Non c’è che dire, una schiera di profeti irriducibili.

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